Cronaca locale

Maratoneti sognando l’Oscar

D opo lo spettacolo teatrale Maratona di New York, in scena all'Elfo Puccini fino al 30 maggio, interpretato e diretto da Cristian Giammarini e Giorgio Lupano (da un testo di Edoardo Erba), la rappresentazione della corsa passa al cinema. Torna sul grande schermo La solitudine del mezzofondista. È questa la traduzione fedele del titolo originale del film che Tony Richardson trasse nel 1962 dal racconto di Alan Sillitoe (Einaudi), recentemente scomparso.
In Italia film e libro uscirono ribattezzati Gioventù, amore e rabbia. Perché? Perche la gioventù e l'amore sono sempre un richiamo buono per gli allocchi e perché la rabbia rimandava agli «young angry men», i giovani arrabbiati che - mezzo secolo fa - innovavano letteratura, teatro e cinema britannici. Se ne era saputo perfino in Italia, visto che allora i quotidiani erano ancora seri.
Si capiscono le esigenze di un titolista, convinto di doversi rivolgere innanzitutto ai mediocri, data la loro preponderanza numerica. Ma così si perdeva di vista la solitudine e non era poco: il mezzofondista di Sillitoe non corre per vincere, corre per essere solo, non perché corrono gli altri. Tanto meno per rincorrerli. Caso mai, per allontanarsene. Per ragioni oscure, anche il mezzofondista (che corre sui quattrocento - ottocento metri) del titolo originale venne modificato, nel sottotitolo, in un maratoneta, che corre sui quaranta chilometri.
Voi infischiatevene e fate qualcosa di giusto, come vedere un bel film in bianco e nero, quello di domani allo Spazio Oberdan di V.le Vittorio Veneto (ore 18,45; repliche, dopodomani, ore 19; mercoledì 9 giugno, h 21.15). E se avete amici intelligenti, portateli.
Il mezzofondista, che poi tale è solo alla fine del film, è interpretato dallo straordinario Tom Courtenay nel ruolo di un giovane di modesta ma dignitosa famiglia inglese: se fosse nato vent'anni prima, sarebbe finito in qualche guerra dell'Impero. Ma ormai l'Impero è in liquidazione. A chi non ha altro che la patria, cioè ai poveri, resta solo la noia. O il riformatorio. E qui il Nostro potrebbe riscattarsi agli occhi della classe dirigente per le sue doti atletiche. Michael Redgrave, padre di Vanessa, interpreta il direttore del riformatorio, per nulla repressivo e perciò più abile: «redimendoli» con lo sport, offre ai suoi ragazzi un senso di appartenenza. Ma non tutti vogliono appartenere a qualcosa o a qualcuno...
Se invece avete bisogno di credere in qualcosa, prima di farlo; se non reggete la solitudine e i solitari vi disturbano, pur interessandovi chi corre, sempre la Cineteca Italiana, sempre allo Spazio Oberdan, vi offre oggi (ore 21; repliche sabato, ore 17,15; domenica, ore 19; giovedì 10, ore 19) un altro film. S'intitola fiduciosamente Andrà tutto bene, è di Tomas Wiszniewski (2007) e ha come personaggio principale un ragazzino polacco del Baltico, con madre malata e fratellino minorato. Con la corsa, il Nostro crede di ottenere il miracolo della Madonna di Czestochowa, a 350 km da casa sua... (prima della proiezione di stasera, Cristian Giammarini e Giorgio Lupano ripropongono quindici minuti da La maratona di New York).


Per l'ingresso: cinetessera annuale: 3 euro; biglietto d'ingresso: 5 euro; spettacoli delle h 15 e h 17 feriali e h 15 festivi: 3 euro; biglietti in prevendita: 6 euro (più diritti di prevendita); carnet valido per 8 spettacoli a scelta: 35 euro.

Commenti