Festival di Sanremo

Marc Yu, genio a 9 anni tra Bach e il ping pong

Soprannominato dai critici "piccolo Mozart", il bambino prodigio presenterà questa sera all’Ariston la sua interpretazione al piano de "Il volo del calabrone" di Rimsky Korsakoff

Marc Yu, genio a 9 anni 
tra Bach e il ping pong

Sanremo - "La mia mamma mi faceva ascoltare la musica prima ancora di nascere, lei stessa suonava. A due anni ho iniziato a strimpellare le prime melodie, a tre anni le ho chiesto se potevo diventare un pianista". Qualcuno lo ha definito il "piccolo Mozart" ma lui, Marc Yu, 9 anni e decine di concerti all’attivo in tutto il mondo, non ama particolarmente essere definito un bambino prodigio: "È lusinghiero ma non è giusto per gli altri bambini: se i loro genitori pensano che non sono piccoli geni, non danno loro le stesse opportunità che ho avuto io. E poi basta che la gente si ricordi del mio nome, Marc Yu".

Elegantissimo, frac in seta con gli alamari, occhiali tondi e scarpe lucide, sguardo vispo, il giovanissimo pianista cinoamericano, nato il 5 gennaio a Pasadena, si è presentato in sala stampa a Sanremo per un breve incontro con i giornalisti: questa sera all’Ariston presenterà la sua interpretazione al piano de "Il volo del calabrone" di Rimsky Korsakoff.

"La mia giornata tipo? Mi sveglio - ha raccontato Marc, che a quattro anni ha imparato a suonare anche il violoncello - e comincio a suonare. Poi faccio una piccola pausa per la colazione e mi metto di nuovo a suonare. Ma vado anche al parco e faccio i compiti, naturalmente. Quante ore al giorno trascorro al piano? In media cinque o sei". I suoi compositori più amati sono Beethoven, Mozart, Chopin, Bach, Schubert, Brahms e anche Glenn Gould. Ma il suo passatempo preferito "in assoluto - risponde con un sorriso - è il ping pong". "Certo, mi piace anche leggere, andare nei musei, trascorrere un pò di tempo al parco con mamma e gli amici.

Il mio rapporto con loro? Quando suono posso sembrare un pò diverso, ma quando siamo insieme a correre come matti nel parco - conclude - siamo tutti uguali".

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