nostro inviato a Los Angeles
«Salve, sono Davide Santon, il terzino sinistro più forte del mondo».
Sinistro o destro?
«...Sinistro. Il terzino destro più forte del mondo è Maicon».
Sicuro?
«Sicurissimo».
Ma guardi che non ci crede nessuno...
«Perché?».
Perché lei passa per uno tutto casa e chiesa, regolare, anzi regolarissimo, tanto che come ha sgarrato di un quarto d'ora, Mourinho l'ha messa subito fuori squadra. E uno così non dice che è il terzino sinistro più forte del mondo.
«Sì, è vero, ma sapete com'è il mister, lui vuole solo i numeri uno... comunque ha fatto bene».
A fare cosa?
«A mettermi fuori squadra. O si fa una vita d'atleta oppure si finisce male».
Girava la voce che il bambino si fosse innamorato...
«No, no, non era per quello. E poi mi è successo solo una volta di innamorarmi».
I ragazzi oggi si vergognano ad ammettere di provare emozioni.
«Magari è vero. Quando ho marcato Cristiano Ronaldo non ho provato nessuna emozione, ma quando ho fatto l'esame di terza media avevo lo stomaco che si attorcigliava».
Quella era fifa.
«Beh, con Ronaldo non l'ho provata, di stomaco stavo benissimo».
E così che vi vuole Josè. Però quella sera Cristiano Ronaldo una volta l'ha saltata...
«A essere sinceri non mi ha saltato, mi ha evitato».
Che differenza fa?
«Tanta. L'avevo studiato, avevo capito che era importante partire prima di lui, quando ce l'hai davanti non sai mai cosa guardare, la palla o le sue gambe che si muovono meccanicamente».
E allora?
«Devi portarlo fuori. In quell'occasione è girato al largo, è passato ma non dalla mia parte».
Capirai che differenza. Ma poi come è finita?
«A fine partita mi ha detto di continuare così e ci siamo scambiati la maglia».
Lui è il più forte del mondo?
«È il più imprevedibile».
Però mister 94 milioni a San Siro è andato in bianco...
«Sono stato fortunato».
Quanto ha contato la fortuna nella sua carriera?
«Direi il 10 per cento».
Scusi, ma se non si infortunava quel povero Marco Filippini, terzino destro della Primavera, Mourinho neppure sapeva che lei fosse al mondo...
«È vero, questo è il dieci per cento di fortuna che ho avuto».
Per lei essere qui al Four Season di Beverly Hills a Los Angeles vale solo il dieci per cento di fortuna?
«Come posso saperlo. Se è destino che devi arrivare prima o poi arrivi. Probabilmente sarei ancora nelle giovanili dell'Inter, chissà. Ma io negli Allievi giocavo trequartista, o punta, chi lo avrebbe detto che sarei arrivato in serie A come terzino».
Ci sta parlando del restante 90 per cento?
«No, c'è un altro dieci per cento della mia carriera che lo devo agli amici, quelli che mi hanno sempre fatto restare con i piedi sulla terra, quelli che non venivano lì e mi dicevano: hai visto, te l'avevo detto che ce l'avresti fatta...».
Lei si sta montando la testa?
«È un pericolo che non corro».
Perché?
«Perché fra tanta gente che mi fa i complimenti scelgo sempre chi mi ripete che non ho neppure iniziato a capirci qualcosa».
Lei solo apparentemente sembra un bambino...
«Cosa vuol dire?».
Che non è il tipo che va davanti ai microfoni a dire: il mister vuole che facciamo bene e io spero di fare bene...
«Però le cose personali non si devono dire in televisione, a volte i miei compagni si rifugiano in frasi banali per questo».
Lei con Maxwell ha un rapporto banale?
«Il nostro è un rapporto bellissimo.
Come la vede?
«Ce la giochiamo, lui potrà anche prendersela male ma io devo dare sempre il massimo. In campo non ci sono amici».
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