Marcegaglia, voto "bulgaro" di Confindustria

Designata presidente con il 99,2% di consensi Montezemolo a Pd e Pdl: "Servono sudore e lacrime". E' la prima donna al timone degli industriali: carattere deciso, ama la globalizzazione e dirige il gruppo siderurgico fondato dal padre

Marcegaglia, voto "bulgaro" di Confindustria

Roma - Il primo a dare la notizia della designazione di Emma Marcegaglia a prossimo presidente di Confindustria è stato il numero uno di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, poco dopo le 11 di ieri mattina. «Un voto plebiscitario», ha dichiarato. La questione, infatti, non era il come ma il quanto. E, come ha sottolineato Montezemolo, attuale leader di viale dell’Astronomia, «è stato un grande successo, un voto bulgaro»: 99,2% dei voti favorevoli all’imprenditrice mantovana. Nel dettaglio, su 132 presenti ben 126 hanno manifestato gradimento, una scheda non è stata votata e cinque sono state restituite ed escluse dal computo. La designazione, peraltro, era talmente scontata che il segretario del Pd, Walter Veltroni, non ha nemmeno aspettato l’ufficializzazione per salutare la nuova «grande risorsa per Confindustria». Silvio Berlusconi, che stava presentando i candidati del Pdl nell’adiacente Auditorium della tecnica, ha invece atteso il formale via libera per gli auguri di rito.

«Sono felice e orgogliosa del consenso e sono consapevole delle difficoltà e degli oneri che questa carica comporta, ci metterò tutto il mio impegno e la mia conoscenza», ha esordito la Marcegaglia nell’incontro con la stampa, preannunciando di essere già al lavoro per mettere a punto il programma e la squadra che saranno presentati il 23 aprile. Una vicepresidenza sarà dedicata al tema della sicurezza sul lavoro «perché siamo contrari alle sanzioni per gli industriali, ma siamo d’accordo che questa è una priorità fondamentale». Emma Marcegaglia ha messo in evidenza che su alcuni temi come l’internazionalizzazione ci sarà continuità «ma ci saranno anche cose diverse perché il momento richiede un focus differente». Insomma, per dirla con Montezemolo, sarà «una continuità dinamica». Ma fino al 22 maggio il presidente sarà ancora il numero uno di Fiat e Ferrari. E ieri ha fatto giungere la sua voce al Pd, al Pdl e al sindacato, colpevole quest’ultimo di fare melina sulla riforma dei contratti e di «non difendere l’interesse dei lavoratori». Secondo Montezemolo, «senza sudore e lacrime corriamo seriamente il rischio di diventare irrilevanti nell’economia mondiale».

La priorità, ha aggiunto, è «mettere mano a strutturali tagli alla spesa pubblica improduttiva, mentre oggi non sentiamo nemmeno parlare di serie misure di riduzione».

Con il prossimo governo, però, sarà Emma a trattare e come ha rilevato l’ex presidente di Assolombarda, Michele Perini, «la continuità non è scontata».

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