Marcello Rosa: la rinascita del trombone

Franco Fayenz

La Casa del Jazz di Roma continua a svolgere un’attività invidiabile e intensa. In questo mese di ottobre sono previsti 16 concerti di alto profilo, oltre a conferenze e presentazioni di dischi e di libri. Fra i musicisti si notano in particolare Lino Patruno, Luis Agudo con Daniele Di Gregorio, una settimana dedicata al batterista Roberto Gatto, e protagonisti del jazz americano quali Kenny Werner, Al Foster, Ernest Dawkins, Dave Binney, Steve Swallow, Horacio Hernandez e James Carter. Un successo significativo ha ottenuto l’altra sera il trombonista Marcello Rosa (romano, ma nato nella stupenda Abbazia) che ha proposto il suo originalissimo Trombone Summit al quale collaborano altri quattro trombonisti (Roberto Rossi, Gianluca Petrella, Francesca Petrolo e Massimo Pirone al trombone basso), oltre a Riccardo Biseo al pianoforte, Marco Siniscalco al contrabbasso e al basso elettrico, e Cristiano Micalizzi alla batteria. Rosa realizza una storia emozionale del trombone jazz rievocando, quasi sempre con brani di sua composizione, gli incontri fondamentali che nella sua lunga carriera ha avuto con i maestri americani dello strumento: Kid Ory, il più tradizionale e incisivo, e poi Trummy Young, Bill Harris, l’ellingtoniano Lawrence Brown, Kai Winding e Slide Hampton.

In questo modo Rosa è passato da un linguaggio aderente al jazz di New Orleans e di Chicago a quello che oggi si chiama «mainstream»: uno stile moderno chiaro e leggibile, pronunciato con voce strumentale splendida e solenne.

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