«Il sostegno dev’essere dato a tutto il settore. Non si tratta di aiutare Fiat, ma di far ripartire un intero comparto produttivo e tutta l’economia. Il rischio che 60mila lavoratori del comparto auto, in Italia, restino a casa, se non ci sarà un intervento, è reale. Il settore sta vendendo il 60% in meno dell’anno scorso». Sergio Marchionne scende pesantemente in campo alla vigilia del tavolo sull’auto convocato dal premier Silvio Berlusconi per domani sera a Palazzo Chigi. E lo fa poche ore dopo essere rientrato dagli Stati Uniti, dove nel fine settimana ha definito i dettagli dell’alleanza con Chrysler, ed essersi incontrato con Günther Verheugen, eurocommissario per le Imprese, al quale ha ribadito la necessità, da parte di Bruxelles, di introdurre tutti quegli strumenti in grado di far uscire l’industria automobilistica dalla crisi, «assicurando competitività e livelli occupazionali nel lungo termine».
Questa mattina, intanto, è previsto a Roma un vertice tra i ministeri interessati al problema auto, cioè Economia, Lavoro e Sviluppo economico. La riunione servirà a far trovare all’interno del governo una linea condivisa. Sui sostegni da dare all’auto, sia all’industria sia a beneficio dei consumatori, sussistono ancora posizioni diverse. «È necessario un piano per tutto il comparto industriale e non per una sola realtà - ha precisato ieri il presidente dei deputati della Lega, Roberto Cota - e su questo il governo sta lavorando. A noi interessa ragionare su misure che abbiano come obiettivo il mantenimento di posti di lavoro sul nostro territorio».
Da parte loro i diretti interessati auspicano che dal tavolo di domani escano indicazioni precise e non sia soltanto la prima di una serie di riunioni. Più i giorni avanzano e più la situazione si fa critica perché, in attesa di sviluppi, il mercato si è bloccato. «Gli ordini di automobili sono crollati del 50% e quelli di furgoni del 70% - afferma un operatore - mentre le immatricolazioni, sotto di oltre il 30%, rischiano di peggiorare ancora». È stata mal digerita dal settore delle quattro ruote, inoltre (a Palazzo Chigi ci saranno Anfia, per l’industria nazionale, Unrae per le case estere e Federaicpa in rappresentanza dei concessionari) l’idea di allargare il vertice romano anche ai sindacati, tra confederali e metalmeccanici, presenti insieme a Confindustria e Ancma (moto). E c’è anche chi si chiede per quale ragione al tavolo siano state invitate le case estere. «L’Italia - è il brontolio che sale alla vigilia - è l’unico Paese che chiama a un incontro del genere anche i costruttori stranieri». Il clima che precede il confronto, come si vede, è piuttosto teso anche all’interno del comparto che attende di conoscere dal governo a quale terapia d’urto sarà sottoposto, con la speranza che si arrivi a una via di mezzo rispetto alle decisioni già assunte in altri Paesi. I modelli presi come esempio sono quelli francese e tedesco, dove le formule di incentivazione premiano l’acquisto i veicoli più virtuosi. E sempre in Francia lo Stato è pronto a iniettare 5-6 miliardi per sostenere un’industria in crisi che pesa per il 10% sulla forza lavoro. Come contropartita il primo ministro François Fillon chiede la salvaguardia dei posti di lavoro. Per il responsabile di Renault Spagna, Jean-Pierre Laurent, infine, «in Europa alla fine dell’anno saranno venti gli stabilimenti di troppo».
Lo stesso Marchionne, nei giorni scorsi, aveva messo le mani avanti: senza inversioni di tendenza dopo l’estate anche Fiat sarà costretta a tagliare. Fino a quando sarà possibile si continua con la cassa integrazione: tre settimane di stop, dal 23 febbraio, per le presse di Mirafiori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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