Marchionne assicura: «La Fiat resta in Italia»

nostro inviato a Ginevra

Alleanze, mercato europeo dell’auto in crisi, il nodo stabilimenti in Italia. È su questi temi che Sergio Marchionne, oggi al Salone internazionale di Ginevra, sarà chiamato a fare il punto della situazione. Il fronte più caldo resta quello produttivo, soprattutto dopo le notizie pubblicate ieri da Repubblica, e smentite seccamente da Fiat, secondo cui Mirafiori e Pomigliano avrebbero praticamente un piede nella fossa. Tanto è bastato per far intervenire anche il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, la quale, sentiti i vertici del Lingotto, ha ottenuto rassicurazioni sull’impegno del gruppo Fiat in Italia. Il clima, comunque, è tornato incandescente e la Cgil ha ripreso ad attaccare l’azienda. Marchionne, dal canto suo, coglierà l’occasione del Salone per tornare sull’argomento.
Dall’ad del Lingotto, inoltre, sono attese anche novità sul fronte delle alleanze dopo l’accordo lampo tra Gm e Psa Peugeot Citroën che potrebbe aver scombussolato i piani del top manager. Marchionne, in proposito, ha già fatto sapere di considerare l’opzione Asia. Due i candidati ipotetici: Suzuki, con cui Fiat già collabora, e Mazda. Proprio i rapporti esistenti con Suzuki, tra l’altro, sarebbero all’origine di qualche tensione tra il Lingotto e Tata Motors. Il partner indiano, infatti, non avrebbe gradito - secondo indiscrezioni - l’accordo raggiunto da Fiat con i giapponesi, molto forti nel Paese asiatico, che prevede la fornitura di motori Multijet a Suzuki per il mercato locale. Questi motori, infatti, vengono prodotti nella fabbrica che Fiat condivide con Tata e quest’ultima, paradossalmente, si vedrebbe «complice» del rafforzamento di un temibile concorrente diretto. Sembra inoltre che la riorganizzazione commerciale Fiat-Tata in India proceda nuovamente a rilento. Sull’alleanza fra Torino e Mumbai, inoltre, pesa anche l’imminente uscita di scena, per ragioni anagrafiche, del numero uno Ratan Tata, membro del board torinese. Da qui la necessità, dopo aver messo nero su bianco con Sberbank per lo sbarco in Russia, di un nuovo colpo di acceleratore alla questione indiana. Il mercato, ora. Rispetto agli Usa e al Brasile, l’Italia e il resto dell’Europa rappresentano un problema per Marchionne. Le vendite languono e l’ad di Fiat, al contrario dei colleghi importatori, non ne vuol sapere di incentivi.

«Questo “stand by” - dice un analista - potrebbe far parte di una strategia precisa: attendere tempi migliori nelle aree dove si perdono soldi e sfruttare al massimo i mercati ora redditizi, come Usa, Brasile e anche Turchia». Del resto i francesi di Psa, nonostante possano schierare una serie di nuovi modelli per l’Europa, hanno i conti in rosso.

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