nostro inviato a Torino
La previsione che da giugno in poi la ruota torni gradualmente a girare per il verso giusto; il rammarico che sul risultato del 2008, seppur positivo, la bufera finanziaria abbia «impedito il coronamento di un anno straordinario»; gli ostacoli da rimuovere affinché l'industria italiana dell'auto possa esprimersi nel modo migliore, con ricadute positive sull'economia del Paese e l'occupazione. L'assemblea degli azionisti di Fiat Group, che ha approvato il bilancio 2008 e confermato il cda uscente, è stata ancora una volta una sorta di one man show. L'ad Sergio Marchionne, che ha preso la parola dopo il saluto del presidente Luca di Montezemolo, ha in pratica dettato le regole su come il settore automobilistico dovrà muoversi in futuro in termini di alleanze, produzione, rapporti con le istituzioni e il mondo finanziario, senza rinunciare a qualche stoccata, come nel caso dell'ex pupillo Luca De Meo, prossimo capo del marketing di Volkswagen («scelte personali, non so nemmeno dove va»).
Marchionne è salito in cattedra, bocciando i modelli strategici di Ford e Gm («le aggregazioni di marchi che hanno portato avanti negli anni si sono tradotte in una semplice somma, non c'è stata una razionalizzazione del portafoglio di brand») e promuovendo, invece, il piano d'azione adottato da Volkswagen («uno dei pochissimi esempi positivi»). Agli azionisti riuniti al Lingotto, Marchionne ha ribadito il suo teorema: «Nei prossimi 24 mesi - ha detto - assisteremo a un consolidamento del settore ed è probabile che avremo non più di sei costruttori globali». E ai numeri uno di Bmw e Psa che nei giorni scorsi hanno ribadito la volontà di restare indipendenti, il top manager ha replicato riaffermando che «l'indipendenza non è più sostenibile». La grande alleanza di cui si parla da tempo dovrà ruotare, secondo il disegno dell'ad, «attorno ai volumi associati a ogni piattaforma, almeno un milione di vetture come livello minimo per raggiungere la redditività adeguata». Punto fermo resta, comunque, quello di una massa critica di 5,5-6 milioni di veicoli l'anno «se si vuole avere la possibilità che un "Wal-Mart" dell'auto generi profitti». E lo spin-off di Fiat Group Automobiles? «Ora non ci sono le condizioni di mercato - ha risposto Marchionne a un piccolo azionista -, a meno che non sia una mossa richiesta dal processo di consolidamento».
Sono tre, comunque, gli ostacoli da rimuovere al più presto: la disparità nella competizione internazionale («aiuti a tutti o a nessuno; e preferibilmente a nessuno»); il "sentiment" negativo verso chi produce auto («la sfida contro il CO2 finisce per gravare interamente su questo settore; manca un approccio bilanciato e integrato»); l'esigenza di ripristinare le normali condizioni del sistema finanziario («dobbiamo essere messi nelle condizioni di proseguire gli investimenti e lo sviluppo»).
In attesa dei dati sulle immatricolazioni di marzo, che si preannunciano positive grazie agli incentivi, Marchionne ha ribadito di «prevedere, dopo un primo trimestre strutturalmente debole, miglioramenti visibili nei mesi successivi».
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