Marchionne: «No a incentivi» Guerra tra Fiat e case estere

nostro inviato a Ginevra

È guerra tra la Fiat e i costruttori esteri che operano in Italia. Sergio Marchionne ha detto che si opporrà a eventuali incentivi per il rilancio del settore automobilistico. «Non mi interessano», ha ribadito, chiudendo di fatto la porta in faccia ai rivali che fanno capo all’Unrae, l’associazione che ha proposto al governo un proprio piano triennale che prevede la concessione di bonus in funzione delle emissioni di anidride carbonica e delle dotazioni di sicurezza dei veicoli. «Noi - ha aggiunto l’ad del Lingotto - siamo fnanziariamente solidi e, in questo Paese, vogliamo semplicemente poter lavorare». Al Salone dell’auto di Ginevra, aperto da domani al pubblico e che ha visto il gruppo italiano lanciare la Fiat 500L e la Ferrari F12berlinetta, Marchionne è tornato ad affrontare i temi industriali e quelli delle possibili alleanze. E una volta ribadito l’impegno su Pomigliano e Mirafiori, ha portato ad esempio Paesi come gli Usa, la Russia e il Brasile il cui sistema economico prevede di agevolare chi decide di investirvi.
«Da noi - ha osservato, dopo aver elogiato il lavoro del premier Monti - esiste il problema di come finanziare il Paese. E una delle condizioni che abbiamo incluso verso l’Italia, è di non chiedere nulla per lo sviluppo industriale della Fiat, perché sarebbe una richiesta che andrebbe a gravare sulla situazione generale. Inoltre, andremmo incontro alle solite accuse di un’ennesima richiesta allo Stato». Marchionne, a questo punto, ha lanciato, dalle pagine del Detroit News, una nuova provocazione: «Se non avessi impedimenti, avrei già spostato il quartiere generale del Lingotto da Torino. La ragione è semplice: l’unico modo di trattare con il sistema italiano è quello di portare fuori il “capofamiglia”. A questo punto direi: “Ok, adesso sono un investitore straniero in questo Paese”. Ecco, questo riuscirebbero a capirlo». Secondo l’autore dell’articolo, il ceo del Gruppo Fiat vorrebbe in pratica riproporre in Italia la ricetta di liberalizzazione delle regole del lavoro che hanno così ben funzionato negli Stati Uniti.
A proposito degli Usa, questo mercato è destinato a diventare centrale nei programmi del Lingotto. «L’unico modo per ovviare al problema della sovraccapacità produttiva che affligge l’Europa - ha affermato Marchionne - è quello di esportare, cosa che fanno regolarmente i tedeschi. Per noi si tratta di una strategia gestibile, altri invece (i francesi, ndr) non sono entrati in questa dimensione». Secondo Marchionne, dunque, la salvezza dell’Europa è legata alla sua rapida trasformazione in un grande hub dell’export di automobili. E sempre a proposito di esportazioni, già ora le Alfa che vengono vendute in Cina arrivano direttamente dall’Italia.
Il tema delle alleanze, ora. «Fiat ha la porta aperta», ha sottolineato il top manager, lasciando intendere che tecnicamente Fiat potrebbe anche in qualche modo entrare nel nuovo asse Gm-Psa. Per il resto, «Suzuki e Mazda sono aziende che sarebbe complementari con noi» e «sarei più che contento di parlare anche con la Volvo». Marchionne ha invece escluso, da possibili intese, realtà come Volkswagen, Bmw e Daimler.

Una battuta, infine, sul probabile downgrade del rating Fiat da parte di S&P. Annuncio atteso per i primi di maggio. «Hanno abbassato il rating del debito Usa e Obama non si è incavolato. Figurarsi se lo faccio io», ha sdrammatizzato Marchionne.

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