Con 24.000 voti in più alla Camera e una sostanziale parità al Senato, il buonsenso (se non un corretto comportamento politico) avrebbe voluto che l'Unione desse un segno di riconoscimento a quella metà e più degli italiani che non l'ha votata. Invece già la decisione di affidare a Bertinotti la presidenza della Camera è stata il segnale di uno sbilanciamento fortissimo a sinistra. Dedicare la vittoria agli operai e dichiarare che il Parlamento dovrebbe riunirsi a Marzabotto rappresenta una pessima partenza del presidente della Camera: il quale ha subito dimostrato di voler rappresentare solo una parte degli italiani, la sua. Gli effetti si sono subito fatti sentire nell'abominevole dichiarazione dell'unionista Bruno Ferrante, per cui Letizia Moratti - già fischiata il 25 aprile - non deve partecipare alle manifestazioni del 1° maggio in quanto «padrona».
Quanto è avvenuto al Senato, poi, è il più lontano possibile dal buonsenso e dal corretto comportamento politico. Giulio Andreotti rappresentava una proposta alta e conciliativa del centrodestra: ma l'Unione ha voluto anche quella poltrona, ottenendola dopo una serie di graveolenti baratti interni che ricordano gli anni peggiori del consociativismo. La scelta è caduta, non a caso, su un ex sindacalista, uomo di parte per definizione.
Sembra dunque impensabile che una simile «maggioranza» pretenda per sé anche la più alta carica dello Stato, affidandola magari a un uomo come D'Alema, che più di parte e di partito non si può. Se questo è il criterio, possiamo immaginare cosa accadrà nei gradini via via più bassi del potere, dagli incarichi in Rai a quelli di enti, istituti, fondazioni eccetera. La debole vittoria si trasformerà non soltanto nell'occupazione dei poteri ma in quell'«okkupazione» con le k e senza spiegazioni che nei cortei studenteschi e sindacali sta a indicare una presa di possesso legittimata dal semplice volerla.
Si sta creando, insomma, una situazione assurda e inaccettabile: meno è forte la maggioranza, più poteri pretende. La sinistra - quando non poteva governare direttamente - ha sempre preteso un «bilanciamento» su tutto, a partire dalla stesura di una carta costituzionale dove i poteri si elidono (più che controllano) a vicenda. Adesso che sta per andare al governo, l'Unione smentisce sessant'anni di storia per paura che qualsiasi bilanciamento, qualsiasi equilibrio le precluda il godimento pieno e totale del potere.
Ma l'Italia non può permettersi, né merita, anche un presidente della Repubblica espresso dalla sinistra. Sarebbe un vulnus inaccettabile sia internazionalmente sia per quel cinquanta per cento di italiani che nella sinistra non credono. Se questo accadrà, non sarà sufficiente un'opposizione parlamentare inflessibile.
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