Il Marco Polo di Luzzati è color arcobaleno

Lo sguardo dell’infanzia, filtro raffinato e semplice. Lampi di colore carico a illuminare l’interno dei palazzi, rosa, blu di Persia, viola, abiti come carta da parati e l’acqua dei canali di Venezia, verde come il cielo. Linea e colore che diventano materia viva nelle illustrazioni di Emanuele Luzzati, scenografo, ceramista, architetto “ad honorem”, disegnatore di sogni concreti. Artigiano delle scene e delle fiabe, che con l’amata tecnica del collage mescola materiali di uso quotidiano, diversi, poveri. Dopo aver illustrato Pinocchio, Alice nel paese delle meraviglie, il Decamerone, Peter Pan e Wendy, ora tocca ai racconti di Marco Polo (Venezia, 1254-1324), suggestivo narratore di mondi distanti. Il Milione, tradotto in immagini dalla fantasia cromatica di Lele Luzzati, è visibile nel veneziano Museo Correr, fino al 2 aprile (il bellissimo volume è edito da Nuages).
Il suo viaggio Marco lo raccontò a Rustichello da Pisa, compagno di prigionia a Genova, la città di Luzzati, tra il 1298 e il 1299. E Luzzati dice di «girare intorno a Marco Polo da quarant’anni», di pensarlo quando passa davanti a Palazzo Ducale, il luogo della prigionia a pochi minuti da casa sua, di essere affascinato dall’idea di «quest’uomo che anche nei momenti più difficili era felice di dettare a Rustichello le sue avventure con leggerezza».
E da uguale leggerezza nascono i disegni di Luzzati, esotiche visioni colme di pappagalli e tucani, donne e vegetazione fitta, danzanti in un’invasione di fucsia, arancio e verde, ampie sale di banchetti concepite come scene teatrali (quarta parete compresa), tappeto centrale, ali laterali di baffuti invitati disposti in ordine sotto un tendone. E poi pedane e troni che ricordano i decori delle ceramiche, e i Re Magi, «Beltasar, Gaspar e Melquior», con le ricche vesti e gli eleganti cavalli, re simili a carte da gioco, che lasciarono le loro contrade, sepolti a Saba, «in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e coi capegli», come racconta Marco.
Decenni di teatro e fiaba per Luzzati, dalla lunga collaborazione con Gianni Rodari alla fondazione del Teatro della Tosse a Genova nel 1975, insieme a Tonino Conte e Aldo Trionfo. Gusto del teatro, del racconto dove i protagonisti non sono soli, ma circondati da folla, animali, fiori, frutta. Anime di carta colorata, disegnata con mano sapiente e innocente, che regala il giallo al viso del «Grande Kane», le gote rosse all’esploratore Marco, il rosso, l’arancione e il rosa al deserto infuocato da attraversare per raggiungere province lontane, quella di Carcam per esempio, che «dura cinque giornate», o quella di Cotam che dura otto.

Ed ecco il ritorno a Venezia violazzurra, con gente in attesa sui ponti e affacciata alle finestre a salutare il figlio dei nobili mercanti che scrive: «Credo che fosse piacere di Dio nostra tornata, acciò che si potessero sapere le cose che sono per lo mondo».

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