Mare gratis e pulito: i diritti dei vacanzieri

Va garantito il libero accesso alla battigia Boicottaggio agli stabilimenti troppo cari

da Madrid

A Ibiza la situazione appare sempre più preoccupante. Sospinta dal vento, avanza la macchia di idrocarburi che mercoledì scorso è fuoriuscita dal Don Pedro, un mercantile naufragato, senza nessuna conseguenza per i 20 membri dell'equipaggio, a largo dell'isola spagnola che dagli anni Sessanta è una delle mete più ambite da generazioni di vacanzieri, per lo più giovani. Benché il ministro delle Infrastrutture spagnolo, Magdalena Alvarez, che ha interrotto le sue vacanze in Uruguay per rientare precipitosamente in Spagna, da tre giorni continui ad assicurare tutti che non si tratta di un disastro ecologico, da ieri altre due spiagge di Ibiza hanno issato la bandiera rossa con il divieto assoluto di balneazione. L'ordine è arrivato dalle autorità dell'isola dove giovedì mattina la prima onda nera aveva raggiunto e imbrattato la spiaggia di Talamanca allontanando i bagnanti.
Per ordine delle autorità locali, anche gli altri due lidi Ses Figueretes e D'Embossa sono stati abbandonati dai turisti. La spiaggia di D'Embossa, a sud dell'isola, è quella che da sempre attira più giovani, per la bellezza del mare e la vivacità della vita notturna che, soprattutto nel periodo estivo, si trascina senza sosta fino all'alba: ieri sera la spiaggia e i chiringuitos solitamente animati, apparivano desolati e presidiati da alcune vetture della Guardia Civil che controllavano che nessuno si avvicinasse alla riva.
L’incidente in un primo momento sembrava di poca gravitá: la Don Pedro non trasportava nessun carico, ma nei suoi serbatoi, al momento dell'affondamento avvenuto a causa dell'impatto con un isolotto, si trovavano 200 tonnellate di gasolio e nafta. Pochi minuti dopo l'incidente, la Guardia Civil era intervenuta nell'inutile tentativo di trainare il mercantile verso il mare aperto, ma da subito si è compreso che vi era il rischio che il mercantile si spezzasse in due e dalla breccia aperta sotto lo scafo dopo il forte impatto, fuoriuscisse ancora più carburante peggiorando la situazione. Sono stati inutili anche i tentativi di arginare la falla e per la Guardia Civil, a questo punto, non vi è stata altra soluzione che ordinare il divieto di balneazione e di richiedere l'intervento di un reparto specializzato nella bonifica delle acque.
Tuttavia fino a ieri sera erano venticinque le tonnellate di idrocarburi inquinanti recuperati dalle acque antistanti l'isola, mentre una nuova chiazza si allungava verso la spiaggia di Ses Figueretes sospinta dal vento che nelle ultime ore si è fatto più intenso. Secondo quanto riferito dall'ufficio dell'unità di crisi dell'isola, sono stati già piazzati quasi quattro chilometri di barriera artificiale a base di antinquinante per bloccare l'avanzata e nelle prossime ore ne arriveranno altri 3.500 metri per tentare di riportare la situazione sotto controllo. Ieri pomeriggio, secondo l'organizzazione ecologista Oceana, una terza macchia di quasi mezzo chilometro aveva già lambito la spiaggia di d'Embossa, nella zona meridionale dell'isola. Secondo Natalia Junquera, portavoce di Oceana, la terza chiazza non è molto densa e tenderebbe a sfilacciarsi e diluirsi tra le onde, anche se, ha confermato che i volontari della sua associazione hanno avvistato gruppi di delfini e cormorani mentre nuotavano in quella marea nera.


«Non sarà una catastrofe spettacolare come quella del Prestige», ha dichiarato Junquera, «perché il Don Pedro portava circa 200 tonnellate di carburante, mentre il Prestige ne aveva 80mila nella stiva. Ma l'allarme rimane alto e solo tra qualche giorno saremo in grado di calcolare i danni reali causati all'ecosistema».

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