Roma

Dalla Maremma un Avvoltore da amare

Nel 1988, girando per i vigneti piantati dal suocero nella tenuta maremmana di famiglia, Fattoria Poggetti, tra Massa Marittima e Follonica, Adolfo Parentini scoprì, assieme al giovane enologo Attilio Pagli, che in mezzo a tanto Sangiovese, c’erano anche varie piante che i contadini chiamavano semplicemente «uva francese». Altro non era che Cabernet Sauvignon. Da qui l’idea: creare un vino barriccato in stile moderno. Un atto di coraggio per una zona che allora, enologicamente, era tutta da scoprire. Insomma, una scommessa. Lo stesso Parentini ricorda oggi che all’epoca da più parti si mormorasse che il genero di Moris avrebbe fatto fallire l’azienda. Anche perché chiese subito di ridurre la produzione per ettaro: una bestemmia per chi faceva della quantità la sola stella polare. Il fallimento non ci fu, ma anzi nacque il vino che avrebbe fatto la fortuna di Moris, l’Avvoltore. Un blend di Sangiovese, quel Cabernet Sauvignon e poi anche un goccio di Syrah piantato nel frattempo, che nel frattempo è diventato un classico di una terra fortunata: l’edizione 2004, dopo un 2003 in tiratura ridotta e prima di un 2005 che non ci sarà, ha naso ampissimo in cui dominano le note balsamiche, speziate e salmastre, e bocca indicibilmente elegante. Un campione, a un prezzo tutto sommato contenuto: 26 euro la bottiglia. Nei 37 ettari vitati di Massa Marittima si produce anche il Monteregio (Sangiovese 90 per cento, Cabernet Sauvignon 10) che si avvale dal 1994 della doc.
Passiamo ora alla seconda anima dei Moris-Parentini, non molto lontana (località Poggio la Mozza), ma già nel comprensorio del Morellino di Scansano. Che viene prodotto nella versione base (da noi assaggiata nell’annata 2005, di buona struttura) e in quella Riserva (da noi provata nell’edizione 2004, che fa un anno di barrique e deve ancora un po’ raffinare i tannini). L’unico bianco della compagnia è un Vermentino di grande freschezza.

Ma qui sono i rossi a dettar legge.

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