La Margherita cadrà ostaggio dei Ds

Giuseppe Gargani *

È opportuno occuparci del partito democratico che l'Ulivo si appresta a varare attraverso una lista unica per le prossime elezioni politiche.
Sin dal 1996 l’on. Prodi aveva in animo di distruggere quel che restava del partito popolare che lo infastidiva come gli dava fastidio la classe dirigente residua quella, per intenderci, che lo aveva coccolato e lo aveva indicato per ruoli istituzionali molto sostanziosi.
Non riuscì nelle elezioni del ’96 a fare la «lista unica» perché resistemmo, e il merito maggiore come ho riconosciuto più volte, va all’on. Bianco che dirigeva il partito. Prodi si accontentò di inserire il suo nome nel logo del partito e le elezioni si svolsero in suo nome.
Iniziò da allora il riferimento personale che piano piano tolse valore e snaturò il partito, e per queste ragioni si sciolse e si tramutò in un «fiore» per cambiare natura e valori.
La Margherita nonostante fosse guidata da un radicale, certamente non «popolare», ha resistito all’invadenza e allo sfrenato personalismo di Prodi, ma poi ha ceduto e alle elezioni del 2004 è stata costretta ad aderire alla «lista unica» rinunziando alla identità tanto sbandierata e per di più senza particolari vantaggi elettorali.
Dopo le elezioni la resistenza però è continuata e nel maggio scorso in maniera solenne e definitiva con grandi proclami la Margherita ha finalmente deciso di scegliere per la sua autonomia per non confondersi in un indistinto e qualunquistico partito unico.
La scelta sembrava coraggiosa, ma era solo tattica e strumentale, comunque non vera; perché è bastato un voto dato per finta o per gioco sia pure ben organizzato, che quella scelta in una notte è stata sconfessata e archiviata nonostante la modifica del sistema elettorale in senso proporzionale, per quanto anomala, scoraggiasse questa ammucchiata, e rendesse forte la scelta della lista, dell’identità, dei valori.
Ma come è potuto avvenire che la prepotenza di una sola persona abbia oscurato una posizione che pur sempre era stata adottata da un partito! La verità è che Prodi da solo ha destrutturato il partito e ha posto le premesse per una «cosa» personale, anche se definita democratica!
Anzi, come è stato ripetuto da più parti si vuol fare un partito «fondato su una estrema personalizzazione» che però lascia dietro di sé equivoci vistosi.
Si è chiesto, come una sorta di alibi, ai Ds di abbandonare il socialismo, il riferimento europeo al socialismo, ma essi che non si rendono conto che la socialdemocrazia è in crisi profonda, non hanno alcuna intenzione di abbandonarlo; e dunque gli eredi della Dc e del Ppi si apprestano a «diventare ostaggio della sinistra» che se priva dell’anima è pur sempre attiva e capace di cooptare.
Lo ha detto esplicitamente Max Gallo, anche se in verità non c’era bisogno di uno storico come lui per capire una verità elementare: si preferisce da parte della Margherita essere ostaggio della sinistra e aderire ad una confusa unità non caratterizzata politicamente per un mediocre calcolo elettorale.
Orbene se le cosiddette «primarie» debbono sollecitare una riflessione essa non può portare all’annullamento della specificità di un partito, ma a valutare la conseguenza più grave che può derivarne che è appunto il populismo: si utilizza il popolo, lo si strumentalizza mentre la democrazia partecipativa è altra cosa.
L’euforia delle primarie non può interessare chi ha maturato per lungo tempo le ragioni della democrazia, ed invece si invocano le primarie, ma al tempo stesso le si vogliono addomesticate e per finta, come sta per avvenire anche in Sicilia. D’altra parte sono gli stessi attuali perversi sistemi elettorali nazionali, regionali, provinciali e comunali che alimentano tante leadership minori e offuscano la rappresentanza complessiva degli eletti. Le minoranze in tutti gli organismi istituzionali non esistono più perché non possono esistere per via dei poteri assoluti e assorbenti che non hanno le maggioranze nel loro complesso, come pur sarebbe logico ma soltanto i vertici delle amministrazioni senza controlli e senza collegialità.
Tutto questo ha un riflesso non solo nei rapporti politici, ma anche nei rapporti sociali all'interno della comunità ed è il dato di immoralità dilagante.
La politica personalista e la fine della rappresentanza hanno distrutto la politica.
Dunque una consistente posizione di centro che pur aveva riferimento nella Margherita viene tradita e messa da parte.


Chi viene da tradizioni degasperiane e morotee come può osannare ai pasticci delle primarie e aderire acriticamente, per il semplice capriccio di un capo, ad un partito che ha il solo fondamento nel socialismo e che se lo rinnegasse avrebbe come riferimento il niente?!
Il mio è un invito ai vecchi popolari democratici, a quelli che hanno valori alternativi a quelli della sinistra, a ribellarsi, a ritrovare la via della mediazione e della solidarietà sociale.
*responsabile giustizia Forza Italia

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