Gianandrea Zagato
«Fare vincere Bruno Ferrante non è una passeggiata. Anzi, è una battaglia difficile». Nando Dalla Chiesa traduce polemiche e nervosismi che agitano il centrosinistra.
Valutazione del presidente cittadino della Margherita sgradite allex inquilino della Prefettura, che già ha una certezza privata: allindomani delle comunali ricevere un tapiro in dono dai suoi figli. Pensiero «irriverente» che accompagna la lunghissima campagna elettorale dellaspirante sindaco per conquistare Palazzo Marino. Traguardo però sempre più lontano, motivo? la mancanza di coesione della coalizione unionista che è condizione «indispensabile», come ricorda Ferrante, e che si declina ancora pure nellassenza del programma.
Stato di salute che non aiuta certo la sua lista civica: il nome cè, lista Bruno Ferrante, ma di candidati nemmeno lombra. Anzi, cè la voglia dellex prefetto di presentare la sua lista anche nei nove parlamentini di zona. Ipotesi accolta positivamente dai partiti dellUnione ma solo ufficialmente: infatti, con la promessa dellanonimato si registrano critiche su critiche, «siamo costretti a marciare in fila, allineati e coperti, senza possibilità di discutere», «siamo vittime della logica del prendere o lasciare, senza poter conoscere il programma del candidato Ferrante», «siamo obbligati alla politica dellautolesionismo, perdere nostri voti per far fare bella figura a Ferrante».
Indignazione firmata Margherita e Rifondazione per la guerra allultimo sangue che è in corso, con lex prefetto «impegnato a difendere tutti e sessanta i posti disponibili della sua lista» e anche a pretendere poltroncine per i consigli di zona. «Che aggiungere? Un nuovo partito non messo in conto prima delle primarie» sbotta un esponente del centrosinistra, mentre online cè chi reclama spiega su che «fine hanno fatto gli euro raccolti alle primarie dagli elettori dei tre candidati sconfitti, percentualmente pari al trenta per cento dellintero ammontare». Interrogativo che rischia di infiammare la coalizione pro-Ferrante.
Domandina che nasce dalla diffidenza del popolo del centrosinistra e che esplode contro quellala che si muove «allombra di Ferrante». «Retroterra politico e generazionale di cui Milano non ha bisogno» per dirla con Dalla Chiesa, che provoca vivaci reazioni allinterno della direzione cittadina - appuntamento, questultimo, disertato giovedì dai riformisti alla vigilia del loro trasloco in altro raggruppamento - e un invito a Dalla Chiesa di Davide Corritore, uno dei tre competitor alle primarie, a «non trasformarsi in quel difensore che interviene a gamba tesa sul capitano della squadra cui sappartiene».
Dichiarazione che la dice lunga sullo stato dellUnione, dove si guarda alla partecipazione dei milanesi al voto di oggi e di domani - nel 2001 fu pari all82,4 per cento di votanti - e sperare che «per Ferrante sia una passeggiata».
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