Maria Grazia Tarallo

Nacque nel 1866 a Barra, in provincia di Napoli. Crebbe con una idea fissa: farsi suora. Ma il padre non ne voleva sapere e la costrinse (a quei tempi obbedire al genitore era praticamente tassativo) a fidanzarsi con un buon partito, uno che si chiamava Raffaele Aruta. Maria Grazia, però, riuscì ad aggirare l’ostacolo mettendosi di buzzo buono a pregare e a cercare di convertire il fidanzato, che non andava neanche in chiesa la domenica. La conversione del fidanzato andò in porto (forse anche perché era l’unico modo di sposare la ragazza). Ma in breve il poverino morì e la Tarallo fu finalmente libera di seguire la sua vocazione. Suo padre, forse impressionato da quella serie di coincidenze, questa volta non frappose ostacoli e nel 1891 la giovane potè entrare nel monastero delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucarestia, appena fondate da madre Maria Pia Notari (di cui è in corso il processo di beatificazione e che testimoniò a quello della Tarallo). La novizia prese il nome religioso di Maria della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo e si lanciò sulle vie della santità. Fu cuciniera, guardarobiera, portinaia, oltre che, col tempo, maestra delle novizie. Fu una suora esemplarissima e nient’altro (e scusate se è poco), addirittura nutrendosi della sola Eucarestia nell’ultimo periodo della sua vita. Morì nel 1912. È stata beatificata nel maggio di quest'anno.

Il suo primo miracolo riguardò un bambino di Scafati che nel 1903 divenne cieco: nel 1914 i genitori, approfittando della traslazione del corpo incorrotto della Tarallo, gli fecero toccare la reliquia.

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