La Marietti messaggero cristiano «Ma oggi stampiamo pure l’Islam»

Tra le case editrici più antiche d'Italia, la storia della Marietti - un editore che si è particolarmente distinto nel campo dell'editoria religiosa - è stata segnata da momenti critici, come racconta Giovanni Ungarelli, dal 1995 amministratore delegato e direttore editoriale della Marietti, un uomo che ha trascorso quasi tutta la sua vita fra i libri lavorando, prima in libreria e poi alla Rizzoli e quindi alla Mondadori.
È una storia quella della Marietti che dura da quasi duecento anni come ricorda Ungarelli: «Siamo nati a Torino nel 1820 da un'idea di Giacinto Marietti, come supporto all'editoria vaticana. Stampavamo messali, Bibbie, ogni strumento utile per la celebrazione della messa. Alla morte del fondatore nel 1861, l'azienda venne gestita dalla famiglia da padre in figlio. Una prima crisi si verificò dopo il Concilio Ecumenico che pose fine alla liturgia in latino. La Marietti pubblicava opere in latino distribuite in tutto il mondo e si trovò ad affrontare una consistente riduzione del mercato. Negli anni Ottanta dovettero intervenire degli imprenditori liguri per salvare la ditta e le responsabilità editoriali furono affidate a un sacerdote genovese: don Antonio Balletto».
Fu una svolta importante per la casa editrice: «La famiglia che aveva creato questa realtà uscì dalla proprietà ma il nome, in omaggio alla tradizione, venne conservato. Balletto ampliò il raggio delle pubblicazioni alle tre religioni monoteistiche e alla filosofia».
Quello della proprietà non fu la sola grossa novità degli anni Ottanta, ne seguirono altre e significative. Nel 1988 la sede passò da Casale Monferrato a Genova. L'eccesso di produzione provocò un'altra crisi. La Marietti si trovò nuovamente in ginocchio finché non subentrò un nuovo azionista, cui fece seguito la ristrutturazione dell'azienda. Infine la maggioranza è stata acquistata da una società milanese che nel 2002 trasferì la sede operativa nel capoluogo lombardo.
La casa editrice è riuscita a passare e superare mille difficoltà, ma oggi pubblicare libri a tematica religiosa forse non trova più l'entusiasmo dei lettori.
«Per la mia esperienza so che chi ha fede legge - sottolinea Ungarelli -. Non importa di quale fede si tratti: buddista, marxista, cristiana. Le persone che credono in qualcosa sono portati alla lettura. Credo che in Italia manchi l'educazione alla lettura. La lettura non solo ti porta a capire i problemi di fede, ma a capire il tuo futuro, dove si vuole andare. La colpa della mancanza di stimoli da noi non è dello stato o della scuola, ma della famiglia. Se in una casa esistono dei libri chi vi cresce leggerà e avrà sempre dei libri. Se un ragazzo va a scuola possedendo un bagaglio di letture dà all'insegnante un messaggio, lo stimola a impegnarsi di più».
Giovanni Ungarelli vive da quarant'anni a Milano, sa che Milano offre un terreno di spicco nella cultura cattolica con personaggi di primo piano, Turoldo, Bo, Santucci: «Posso essere d'accordo, a patto di non dimenticare Firenze, Batocchi, Bargelini, Papini… Li ho conosciuti tutti ed erano diversi. I dubbi di Turoldo erano differenti dalla fede di Carlo Bo, con i suoi silenzi. Turoldo era un poeta che aveva vissuto in prima persona la resistenza, un fatto che in lui aveva lasciato delle grosse tracce. Poi abbiamo don Giussani che ha avuto una visione del cristianesimo e della sua cultura molto moderna e aperta. Ma non mi chieda di parlare degli editori cattolici. È un discorso complesso. C'è da domandarsi perché il Papa pubblica il suo libro presso una casa editrice laica, quella dei libri di Luxuria. È stata data una motivazione attinente alla necessità di raggiungere una maggiore diffusione, ma se i capi della chiesa si rivolgono ad un'altra editoria - Ravasi da Mondadori, Martini da Feltrinelli -, mi chiedo cosa ci sta a fare l'editoria cattolica. Io non mi sento un editore cattolico. Gli interessi della Marietti sono rivolti a tutte le religioni». Evidentemente anche all'Islam. «In effetti c'è grande curiosità - sottolinea il manager -. In Italia non si è mai voluto capire cos'è l'Islam. Abbiamo abbandonato l'interesse storico verso l'Islam che non è poi del tutto una religione, ma anche un credo politico. Così come non abbiamo capito il problema d'Israele e della Palestina perché non abbiamo mai avuto una struttura politica che fosse presente sul luogo per osservare cosa succedeva nel Vicino Oriente. Ci sono solo stati i francescani». Sta di fatto che l'Islam non ha una chiesa, le interpretazioni del Corano variano… «Evidentemente non tutti hanno avuto la fortuna di conoscere San Paolo o Giovanni Evangelista».
Ungarelli parla anche delle letture che sono state importanti nella sua vita, che hanno rappresentato dei punto di riferimento: «In effetti i libri importanti non sono sempre gli stessi: cambiano secondo l'età. Ho cominciato a leggere fin da giovane - e credo che questo sia davvero importante - servendomi di una biblioteca circolante. Il primo grande libro che mi ha lasciato una traccia è stato Il ponte di St.Luis Ray di Thorton Wilder.

Mi ha fatto capire quanto il caso e il destino siano importanti nella vita di un uomo».

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