Marilyn, il mito va all’asta Stavolta in versione porno

Il sette di agosto, tutti a Buenos Aires. Nessun tango, nessun asado ma roba grossa e profumata lo stesso. Va all’asta un filmino di Marilyn Monroe, nuda come la fece sua madre, Gladys. Ma non trattasi di pellicola del periodo montessoriano, Marilyn non è in fasce, tuttavia nemmeno in mutandine, aveva già un bel vent’anni, si chiamava ancora Norma Jean e da poco aveva divorziato da tale James Dougherty. Insomma si stava portando avanti con il lavoro e si era lasciata andare a una serie di cortometraggi pornografici. La guerra era guerra per tutti, anche per chi non l’aveva combattuta e bisognava arrotondare. Ecco spuntare, dunque, sei minuti di bianco e nero, non soltanto nel senso del colore del film, due figure avvinghiate e a seguire, nulla si sa del partner che nemmeno poteva immaginare di ritrovarsi a giacere con una delle femmine più clamorose dei favolosi anni Cinquanta Sessanta, la bomba di sesso e di sogni diurni e notturni, l’amante di Kennedy, la moglie di tanti, quella che voleva lenzuola nere di seta nel proprio letto per esaltare la panna del corpo naturale e il biondo dell’ondame dei capelli, profumati di una goccia di Chanel No.5. Marilyn bellissima e porno, oh my God.
In breve: un collezionista spagnolo è entrato in possesso del cimelio, ha incaricato Mikel Barsa, esperto in materia, di mettere all’asta il film. El senor Barsa è spagnolo, di stazza corpulenta, vive in Argentina, è un collezionista di memorabilia ma fa anche il procuratore di attori, cantanti, è stato vicino ad Al Bano nella vicenda di Ylenia, conosce i percorsi per i migliori business. Ha fatto un affarone tre anni fa con l’altra pellicola hard di Marilyn, quindici minuti in sedici millimetri, anche quella in bianco e nero, venduta a un milione e mezzo di dollari.
La base di partenza del nuovo video è di mezzo milione di dollari ma si punta a raddoppiare la cifra anche se non mancano i sospetti. Il solito detective del pelo garantisce che la bionda del filmino non è Marilyn, non sono suoi i denti, nemmeno il mento, nemmeno la bocca e poi il corpo è già maturo, non di una ventenne. Per fortuna si è fermato a questi particolari anatomici. Il detective deve essere un guardone con tessera di platino o forse altro, riuscire a concentrarsi sulla dentatura della Monroe, nuda e in posa certa, è roba da odontoiatri o da forrest gump del sesso.
Ma l’Istituto Cinematografico Americano ha rispedito al mittente i dubbi del di cui sopra: se non è la Monroe è la sua sorella gemella, insomma è lei, è Marilyn e basta.
La notizia, ovviamente, ha fatto il giro del mondo, sono arrivate prenotazioni, tipo ius primae noctis, dalla Norvegia e dal Giappone, la cifra da spendere non conta, ritrovarsi in casa un documento del genere, da esibire agli amici, è cosa che provoca orgasmi. Come si può capire, l’argomento sta provocando anche un lessico adeguato.
La vita di Marilyn torna a essere leggenda e pettegolezzo.

Non è stata soltanto un soffio d’aria della metropolitana di New York, la sua esistenza si è interrotta come la pellicola bruciata di un otto millimetri. Oggi la Monroe avrebbe ottantacinque anni. La desiderano e la sognano ancora, come se fosse una goccia di profumo, tra quelle lenzuola, nere di seta. A Buenos Aires domenica sette di agosto.

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