Marini è al palo ma rimanda la resa

Il premier incaricato: "Voglio andare fino in fondo, lunedì però si chiude". L’ultima carta un appello a Forza Italia: "Riforme insieme". Cicchitto e Schifani lo gelano: "Serve un governo forte". Veltroni ripropone la grande coalizione con la Cdl. Casini: "Pur di evitare il voto il Pd scalerebbe anche i ghiacciai". La rabbia dei sindacati esclusi dall'incontro con l'ex leader sindacale. Unione: tutti contro tutti. Marini ce la farà? VOTA 

Marini è al palo ma rimanda la resa

da Roma

Nel ciclismo su pista si chiama surplace. È la tecnica per restare fermi, in equilibrio sui pedali, in attesa che avvenga qualcosa. Franco Marini applica la tecnica del surplace alle consultazioni, in attesa che lunedì i «grandi partiti» (Pd, Forza Italia, An) gli ufficializzino le loro intenzioni. «Sarà una giornata importante - dice il presidente incaricato - per poi tirare le somme. Lunedì si chiude, anche perché non ho intenzione di tirarla per le lunghe».
Durante il surplace, i ciclisti mandano messaggi ai compagni di squadra. E Marini fa lo stesso. «Stiamo andando avanti senza sotterfugi e scorciatoie», precisa: come se dovesse mandare un messaggio a quanti, nella maggioranza, si stanno adoperando per racimolare voti al Senato. E Casini precisa: «Sul tavolo di Marini non abbiamo visto pallottolieri. Non sta facendo la caccia all’uomo come ha fatto Prodi per due anni». E per essere più chiaro, il presidente incaricato annuncia: «L’intesa che stiamo cercando è la precondizione per la nascita di un governo, secondo il mandato affidatomi dal Presidente della Repubblica. Non lavoriamo per far nascere un governo che poi va in Parlamento a cercare un accordo sulla legge elettorale. Prima si fa la verifica, poi nasce un governo funzionale a fare questa riforma».
Comunque, la campanella dell’ultimo giro (sempre per restare in campo ciclistico) non è ancora suonata per Franco Marini: «Il compito rimane difficile, gravoso, ma un piccolo margine c’è, anche se piccolo, voglio vederlo fino in fondo». Da qui l’appello: «Ho la convinzione che un grande partito come Forza Italia, ma è una mia convinzione personale non riscontrata dai fatti, non può trascurare un fatto eccezionale: se fossimo capaci di cambiare insieme le regole elettorali, sarebbe una novità. Potrebbe migliorare i rapporti politici e consentire una campagna più costruttiva».
Segnali che, secondo Vannino Chiti, ministro per i Rapporti con il Parlamento, sono frutto dei buoni rapporti personali fra Marini e Gianni Letta: «Siamo vecchi amici - commenta l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio -. È ovvio che ci si senta». E in serata Letta siede accanto a Veltroni alla Messa in omaggio al 40° anniversario della Comunità di Sant’Egidio. In mattinata sempre Letta era stato a Palazzo Chigi a colloquio con Enrico Micheli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti.
E sulla scia degli appelli di Marini, anche Veltroni ne lancia uno: «Il centrodestra dice: andiamo a votare e poi facciamo la grande coalizione. Perché invece non la facciamo ora con un governo presieduto da Marini che scriva le regole del gioco? Avrebbe senso fare un’intesa adesso». «Anche perché - aggiunge il leader del Pd - se il referendum si vota fra un anno, il centrodestra si dividerà». A Veltroni risponde Casini: «In questo momento, pur di evitare le elezioni, il Pd scalerebbe anche i ghiacciai». Più dura Manuela Palermi (Pdci): Veltroni è penoso.
Le aperture, gli appelli di Marini e Veltroni, si scontrano però contro Cicchitto e Schifani. In due note distinte, il vicecoordinatore e il presidente dei senatori azzurri osservano che «è singolare il tentativo di rovesciamento di responsabilità delle parti in causa» (Cicchitto); la priorità, puntualizza Schifani, non è la legge elettorale, «ma dare al Paese un esecutivo forte, che sia in grado di fare le scelte per farlo ripartire». Per Cicchitto, poi, non è certo Forza Italia che si è sottratta al confronto sulla legge elettorale: è la sinistra che ha fatto il gioco delle «tre carte» sul modello di riforma.
In qualunque caso - osserva Turigliatto - Marini è convinto che il pressing maggiore su Forza Italia potrà venire dalle forze imprenditoriali e sociali.

E oggi, davanti al presidente designato sfilano Confindustria e sindacati. «Cosa c’è di strano? - obietta Marini -. Spadolini chiamò anche me, nell’89». E Prodi? Passeggia per il centro di Roma con la moglie per un caffè.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica