In attesa che il progetto Grande Brera veda la luce e restituisca alla città un museo internazionale sotto tutti i punti di vista, va avanti il progetto ideato dalla soprintendente Sandrina Bandera di recuperare capolavori che giacciono o nei depositi in altri luoghi e mai visti dal grande pubblico. In questa occasione lappuntamento «Brera mai vista», realizzato come di consueto con il generoso sostegno di Intesa Sanpaolo, mette in mostra due dipinti su tavola di Gerolamo Giovenone (Vercelli, c. 1490 - 1555).
Le due opere, un'Assunzione della Vergine e una grande ancona raffigurante la Madonna con il Bambino e i santi Giacomo, Giuseppe, Marta e donatore, rappresentano due successivi momenti della carriera del pittore, ripercorsa nel catalogo-dossier da Simone Baiocco.
Gerolamo Giovenone è il rappresentante più noto di una famiglia di artisti attiva a Vercelli durante tutto il Cinquecento. Il padre Amadeo era maestro di legname, come pure il fratello Giovan Pietro (documentato dal 1508 al 1562), mentre furono pittori il fratello minore Giuseppe (notizie dal 1519 al 1533), allievo e poi collaboratore di Gaudenzio Ferrari, e i figli di Gerolamo Giuseppe il Giovane (1524-morto fra il 1599 e il 1591) e Giovanni Paolo (1541 - morto entro il 1609). Tutta la carriera di Gerolamo si svolge in un contesto caratterizzato da relazioni fra botteghe familiari e di intrecci stilistici e professionali con alcuni importanti artisti esterni. Si è ipotizzata una sua formazione presso il casalese Martino Spanzotti, documentato a Vercelli fra il 1481 e il 1498, e il suo discepolo Defendente Ferrari, con il quale collabora in diverse occasioni fra il primo e l'inizio del secondo decennio del Cinquecento. Presto l'evoluzione dello stile di Giovenone viene condizionata dall'incontro con Gaudenzio Ferrari, che aveva operato a Vercelli per la prima volta nel 1508. L'influenza di Gaudenzio si avverte nelle opere di Gerolamo a partire della metà degli anni Dieci, ma diventa particolarmente importante in quelle del decennio successivo, quando sono ripetutamente documentati i rapporti di consuetudine del maestro valsesiano con i Giovenone.
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