In Marocco si sono aperti oggi i seggi che porteranno all'elezione del nuovo Parlamento, dopo la riforma costituzionale approvata a Luglio attraverso un referendum. Sulla carta la tornata elettorale porterà al Parlamento marocchino una ampiezza di poteri che non ha mai detenuto in precedenza, sottoposto com'era alla monarchia di re Mohammed VI.
Il monarca marocchino ha iniziato a marzo un percorso di riforma del sistema che è culminato nell'approvazione a larga maggioranza di una nuova Costituzione attraverso un voto referendario. Sulla decisione del re ha influito ovviamente la situazione socio-politica dell'area mediorientale, nel pieno della Primavera araba, che nel voto di oggi trova il movimento culminante per quanto riguarda il Paese.
Al di là del risultato del voto, la giornata di oggi è un'importante test per misurare la reale portata del cambiamento, in un Paese che ancora non crede molto nella possibilità di un rinnovamento e in cui perdura la sfiducia nelle istituzioni e nella politica. Nonostante la forte mobilitazione, attraverso appelli al voto, il clima generale risente ancora di una forte apatia e i comizi tenutisi in campagna elettorale, che hanno raggiunto solo 600mila persone, su una popolazione di 32 milioni (cifre dell'agenzia ufficiale Map), sono un indicatore importante della sfiducia e del disinteresse della base popolare.
Non solo la popolazione crede ancora che il potere risieda nella mani del monarca e quindi fatica a credere in un reale cambiamento, ma il movimento 20 febbraio, la guida delle proteste di piazza, composto di un coacervo di islamici fondamentalisti, movimenti giovanili, attivisti di sinistra e politici di Giustizia e Carità, partito islamico fuorilegge, hanno mostrato nei giorni scorsi tutta la loro insoddisfazione nei confronti delle aperture democratiche, chiedendo a quanto sono vicini alle loro posizioni di boicottare il voto.
Nonostante le previsioni il tasso di partecipazione al voto è stato, relativamente alle statistiche passate, piuttosto confortante. Si è recato alle urne oggi circa il 22,4% degli aventi diritti, secondo dati diffusi alle 15. Nel 2007 alle stessa ora il dato era fermo al 15,4%. Le percentuali sono comunque segnale di un trend in salita, per quanto riguarda l'astensionismo, che ha portato dal 67% del 1984 alle cifre attuali.
In Marocco sono vietati i sondaggi relativi alle elezioni, ma la maggior parte degli osservatori danno come favorito il partito islamico, di ispirazione moderata, che potrebbe prendere il potere per la prima volta. I candidati legati al partito hanno già confermato da parte loro tutta la disponibilità a governare a capo di un esecutivo composto anche da partiti laici, evitando quindi per il Paese una deriva verso un fondamentalismo che "mal si addice agli ideali democratici e ai diritti civili".La rilevanza del voto in Marocco
L'importanza del voto di oggi è legata soprattutto al fatto che quelle marocchine sono le seconde elezioni a tenersi in Medio Oriente dallo scoppio della Primavera araba. Il mese scorso erano andati a votare i cittadini tunisini. Dal voto erano usciti vincitori gli islamici moderati di Ennahda.
Dato come vincitore delle elezioni marocchine è il Pjd, il partito giustizia e
sviluppo, anch'esso di matrice islamica. Accanto ad esso il Consiglio nazionale degli indipendenti (Rni), legato al ministro delle Finanza Salaheddine Mezouar, a capo di un'alleanza tra sette partiti di stampo monarchico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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