Maroni: "Chi strumentalizza il Csm per attaccare il governo deve pagare penalmente"

Il ministro dell'Interno su giustizia, riforma federalista, sicurezza, immigrazione e rifiuti. "Berlusconi? Imprevedibile e unico, sa uscire dalle difficoltà come nessun altro"

Maroni: "Chi strumentalizza il Csm per attaccare il governo deve pagare penalmente"

Ministro Roberto Maroni, anche lei come Umberto Bossi è preoccupato dalle polemiche degli ultimi giorni e dal fatto che il dialogo tra maggioranza e opposizione possa essere messo a rischio?
«Effettivamente sì. Il clima di confronto che lo stesso Bossi aveva evocato nelle scorse settimane è una condizione importante per realizzare riforme condivise».

Quella del federalismo fiscale, però, non è una riforma costituzionale. Non c’è, insomma, il rischio che mancando una maggioranza qualificata si vada poi a referendum come è accaduto per la devolution...
«Non è questo il punto. Il federalismo fiscale non è proprietà esclusiva della Lega ma costituisce un grande passo verso la modernizzazione del Paese. Un passo che maggioranza e opposizione dovrebbero fare insieme».

E se il Pd decidesse di non seguirvi?
«Vuol dire che andremo avanti da soli, con la nostra forza e i nostri voti che sono comunque più che sufficienti per approvare la riforma».

Prima il federalismo fiscale. Poi?
«Il secondo passo è il “codice delle autonomie” che semplificherà le competenze tra centro e periferia. Elimineremo, per esempio, alcune delle nove province metropolitane, le comunità montane e i consorzi. Insomma, dopo il federalismo fiscale ci sarà il federalismo istituzionale. Poi, il terzo passo: il distretto di Roma capitale. Mi auguro, però, che la nostra possa essere una legislatura davvero costituente e che si vada avanti anche con le riforme costituzionali».

Quindi insieme all’opposizione...
«C’è da metter mano al bicameralismo perfetto, ai poteri del premier, al numero troppo alto di parlamentari. Insomma, di lavoro da fare ce n’è molto».

Crede che dopo le frizioni di questi giorni si possa riallacciare il filo del dialogo?
«Assolutamente sì. Si può e si deve».

Cosa pensa del cosiddetto emendamento «salva-premier»?
«Che si è montata una polemica sul nulla. È una storia inventata che non ha alcun fondamento e che spero resti confinata all’ala dipietrista dell’opposizione, quella che vorrebbe vedere la magistratura dentro Palazzo Chigi».

Insomma, sul decreto sicurezza non ha alcuna riserva?
«È un lavoro di grande qualità che cambierà profondamente il Paese. Mi spiace si stia sfruttando il pretesto del presunto attacco ai magistrati per cercare di screditare il provvedimento. Anche perché credo che anche gli emendamenti “sospendi-processi” siano sacrosanti. Mi auguro che passata la buriana, la sinistra torni a sedersi al tavolo del confronto. E devo dire che sul punto sono ottimista».

Condivide i toni usati dal premier nella sua conferenza stampa a Bruxelles?
«Berlusconi è unico e imprevedibile. È un cavallo di razza che sa uscire dalle difficoltà come nessun altro. Gli danno ragione i fatti e gli dà ragione la democrazia, visto che gli italiani continuano a dargli fiducia. Insomma, anche se le sue battaglie e le sue sfuriate non piacciono a una certa sinistra snob, mi pare siano condivise dalla maggioranza della popolazione».

Nel merito è d’accordo con Berlusconi?
«Bisogna distinguere, ma lo fa anche il premier. Come ho già detto, c’è una parte della magistratura che svolge il suo lavoro in modo eccellente, penso ai giudici che hanno istruito l’appello contro il clan dei Casalesi. Ma ha ragione Berlusconi quando dice che ci sono dei magistrati che considerano la loro una missione politica in nome e per conto di un mandante supremo. Ecco, questo credo sia un male che va combattuto».

Che idea si è fatto dell’annunciata e poi smentita bozza del Csm sulla presunta incostituzionalità della sospensione dei processi?
«Il Csm dovrebbe aprire un’indagine su questo falso parere di cui si è discusso per un giorno intero prima che venisse smentito dal presidente e dal vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura».

Perché 24 ore di «black out»?
«Questo non lo so. So che quel finto parere è servito per fare grandi titoli su giornali e telegiornali così da accusare il governo. Una cosa grave su cui non si può lasciar correre. C’è stato un attacco a un organo costituzionale, che è l’esecutivo, e credo che questo atto debba essere sanzionato penalmente».

Martedì il Senato approva il decreto sicurezza che dovrà poi passare alla Camera. Che tempi prevede?
«Brevissimi. Vorremo farlo approvare a Montecitorio senza modifiche, in modo che le norme entrino in vigore immediatamente. L’utilizzo dei militari per presidiare obiettivi sensibili, per esempio, è una misura urgente che non può attendere».

E il disegno di legge? Che fine farà il reato di immigrazione clandestina?
«La discussione del disegno di legge sarà contestuale. Il reato di immigrazione clandestina resta. Mentre stiamo facendo una riflessione sulla necessità di inserire norme ad hoc sulla prostituzione e, come suggerito dal sindaco Moratti, sulla droga».

Sulla prostituzione c’è già un testo pronto?
«Ci stiamo lavorando. Entro una decina di giorni formuleremo la proposta. La mia personale opinione è che si debba concedere ai sindaci la possibilità di aprire i cosiddetti quartieri a luci rosse. In modo da garantire controlli non solo sul fronte sicurezza ma anche su quello sanitario. E, perché no, sotto il profilo fiscale».

Novità sul fronte immigrazione?
«È molto importante l’incontro che avrà Berlusconi con Gheddafi. Se il premier lo convince a dare attuazione agli accordi, infatti, la questione sbarchi a Lampedusa sarà sostanzialmente risolta».

I clandestini arrivano tutti dalla Libia?
«Passano quasi tutti da lì. Ma noi siamo in grado di fornirgli sistemi tecnologici di controllo per prevenire l’immigrazione verso il loro Paese, così che la Libia non sia più il centro di smistamento dei clandestini nel Mediterraneo».

Il governo ha deciso di aprire nuovi Centri di identificazione ed espulsione (i vecchi Cpt). Ma le Regioni non sembrano particolarmente entusiaste...
«Stiamo individuando dieci nuovi Cie in dieci regioni che non ne hanno. In Lombardia, dunque, a differenza di quanto si è detto, non ce ne saranno di nuovi. Comunque, nessuna decisione sarà presa senza il consenso delle popolazioni e delle amministrazioni locali».

È arrivata l’estate e a Napoli ancora ci sono i rifiuti.

Non temete il rischio caldo?
«La situazione è in costante miglioramento. Ma è una lotta contro il tempo, perché effettivamente il caldo rischia di trasformarli in rifiuti tossici con tutto ciò che ne consegue. Abbiamo la consapevolezza, però, di aver fatto davvero tutto il possibile».

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