Politica

Maroni: con la Fiom in piazza a Roma si rischia la guerriglia

Il ministro dell'Interno: i servizi segreti hanno segnalato il pericolo di gruppi violenti stranieri infiltrati nel corteo

Roma Vetrine spaccate, cassonetti rovesciati e dati alle fiamme, monumenti deturpati dalla vernice rossa, guerriglia urbana al posto del tranquillo shopping del sabato pomeriggio. No, non è un film, ma lo scenario che rischia di concretizzarsi domani nelle strade della capitale. E a lanciare l’allarme, stavolta, non è il sindaco Gianni Alemanno, infastidito dai disagi causati dai troppi cortei, ma il ministro dell’Interno Roberto Marroni preoccupato per l’ordine pubblico, quando ancora non si è spenta l’eco delle polemiche per le scorribande dei serbi a Genova. Per la manifestazione di domani dei metalmeccanici della Cgil ci sono, secondo il Viminale, «rischi elevati di infiltrazioni» di gruppi violenti. Il ministro lo dice chiaramente a Porta a Porta, annunciando che oggi stesso incontrerà i vertici della Fiom: «Sono sicuro che un grande sindacato come la Fiom saprà controllare ed evitare che questi gruppetti di violenti possano fare danno. Il rischio c’è, lo hanno detto i servizi segreti al Copasir. Ci sono rischi di infiltrazione di gruppi, anche stranieri». Insomma, dai nipotini di Arkan che fanno saltare la partita Italia-Serbia, ai black bloc che minacciano di mettere a ferro e fuoco Roma.
«Da parte nostra ci vorrà la massima attenzione». Il vero rischio, precisa Maroni, viene dagli eventuali «infiltrati», non certo dalle migliaia di manifestanti che sfileranno pacificamente. «Ma il clima non è bello - spiega, riferendosi agli episodi che hanno visto prendere di mira la Cisl - e più in generale la situazione non è serena. Oggi da una parte della sinistra i riformisti vengono considerati traditori o collaborazionisti». Per questo - sottolinea il ministro - bisogna «evitare di sottovalutare i fatti». E poi, «con una partecipazione massiccia è facile che gruppi violenti possano cercare di infiltrarsi per creare incidenti. Ma sono sicuro che la Fiom saprà controllare». Il ministro Maroni cita in proposito alcuni episodi avvenuti recentemente e paragonati a «ragazzate». «A Padova - spiega - mercoledì scorso alcuni esponenti di un centro sociale, tra l’altro invitati alla manifestazione di domani, hanno occupato la sede di Confindustria padovana imbrattando i muri. Dobbiamo tutti prendere le distanze da episodi come questo». L’allarme di Maroni provoca prevedibili reazioni.
Per Walter Veltroni, anch’egli ospite di Porta a Porta, sarebbe bene evitare un «clima mediatico che accresca la tensione invece di farla diminuire. La Fiom è un grande sindacato, svolgerà una grande manifestazione che sarà conclusa da un discorso del segretario generale della Cgil. Chiaro che episodi come quelli contro la Cisl non possono avere né se e né ma. Gli episodi di intolleranza bisogna condannarli sempre e comunque». Ma, conclude Veltroni, «stiamo anche attenti alla violenza del linguaggio, la politica italiana ha da anni un linguaggio assolutamente violento». Concetto ripreso anche dal senatore Pd Achille Passoni che definisce «inquietanti» le parole di Maroni.
Ancora più dura la replica del segretario nazionale della Fiom Giorgio Cremaschi: «Non ci risulta alcun rischio di scontri alla manifestazione di domani. Maroni sta provocando, a noi non risulta nulla - prosegue - è una dichiarazione provocatoria che ci aiuterà a fare una manifestazione più pacifica. Se il ministro sa delle cose è suo dovere riferirle agli organizzatori, altrimenti taccia».
Dal canto suo, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, getta acqua sul fuoco anche se si dice convinto che il corteo della Fiom abbia una connotazione politica. «È evidente il contenuto politico - spiega -. È una manifestazione che va rispettata anche per questa ragione. Mi auguro che sia pacifica come certamente è intenzione degli organizzatori e dei singoli partecipanti». Per Luca Volontè dell’Udc, invece, «dopo l’attentato a Bonanni alla festa del Pd di Torino, si è fatto finta di nulla. Le parole di condanna non bastano, infatti da allora gli attacchi alle sedi Cisl e Uil e le minacce sono aumentate. Ora basta, bisogna finirla con il buonismo di tanta politica e magistratura nei confronti di esponenti di centri sociali che covano la violenza.

È necessaria più fermezza e determinazione».

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