Roma Il governo continuerà a respingere i barconi dei clandestini verso il loro porto di partenza e non aprirà nuove regolarizzazioni per altre categorie di lavoratori, oltre a quella che parte oggi per collaboratrici familiari, badanti e baby sitter.
Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, coglie l’occasione della firma di un accordo con i Comuni per velocizzare le procedure di emersione dal nero dei lavoratori domestici e ribadisce che la linea del governo in materia di immigrazione non cambia. Linea dura contro il traffico di clandestini e nessuna possibilità di sanatorie per chi ha assunto lavoratori in nero ad esempio nell’edilizia o nell’agricoltura. Questa possibilità resta circoscritta al lavoro domestico. «Non è al vaglio del governo la possibilità di dare il via ad una procedura simile per altre tipologie di lavoro», spiega.
Ma la polemica del giorno vede come protagonisti ancora una volta un gruppo di stranieri intercettati su un barcone in acque internazionali, respinti verso la Libia e già sbarcati ieri al porto di Tripoli. «L’accordo con la Libia funziona - dice Maroni- Continueremo in questa direzione per garantire l’Italia e L’Unione europea e per garantire agli immigrati la loro sicurezza». Il governo è convinto che sia questa la via giusta per evitare le tragedie del mare e soprattutto per stroncare il traffico dei clandestini, organizzato da criminali che si arricchiscono mandando allo sbaraglio su imbarcazioni di fortuna disperati, donne e bambini. E Maroni porta dati a sostegno della linea di governo. «Tra il primo maggio e il 30 agosto del 2008 sono arrivati in Italia 14mila clandestini. Nello stesso periodo del 2009 ne sono arrivati 1.300 - dice Maroni -. Il sistema funziona e così si evitano le tragedie».
Ma anche contro questa ultima operazione di respingimento si sono levati gli strali dell’opposizione con il presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, che attribuisce all’Italia il «primato della crudeltà». La responsabile dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati,Unhcr, in Italia, Laura Boldrini, giudica «grave» il fatto che le autorità italiane non abbiano dato seguito alle richieste di asilo da parte degli stranieri, che avrebbero dovuto essere esaminate singolarmente, ritenendo illegittimo un «respingimento collettivo».
Maroni però invita alla cautela. Prima di tutto sulla provenienza degli stranieri, ricordando un altro caso. «Il barcone che si diceva trasportasse 75 curdi portava invece egiziani, che sono già stati rimandati in Egitto», puntualizza il ministro, ribadendo che anche questo respingimento è avvenuto in acque internazionali.
Ma forse qualcosa si sta finalmente muovendo a livello europeo, dopo le ripetute sollecitazioni giunte dal governo italiano e in particolare da Maroni e dal ministro degli Esteri, Franco Frattini. La Ue chiede sia al governo italiano sia a quello maltese chiarimenti sull’ultimo episodio di respingimento. Richiesta che, specifica Maroni, «è una procedura normale» rispetto alla quale il governo è tranquillo nella certezza di aver rispettato le norme internazionali. «Spiace che alcuni giornali abbiano definito rifugiati somali dei clandestini la cui nazionalità è da accertare», conclude Maroni. Ed è proprio uno dei portavoce della Commissione Ue, Dennis Abbot a spiegare che questa richiesta non rappresenta «un atto di accusa» nei confronti degli Stati che sono in prima linea come appunto l’Italia, Malta o anche la Spagna. Proprio per venire incontro ai Paesi più esposti Abbot riferisce che domani il vicepresidente della Commissione, Jacques Barrot, formalizzerà una proposta per un «sistema comune per il diritto d’asilo» che diventerà operativo nel 2010. Si tratta di un progetto già partito in via sperimentale a Malta, da dove i rifugiati sono stati trasferiti in altri Paesi membri della Ue, a cominciare dalla Francia.
Alle critiche del Pd risponde pure il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ricordando che «l’Italia è leader in Europa in termini di domande di asilo presentate e accolte».
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