(...) che ci crede molto e tutti quelli che hanno contrastato la legge non possono esserlo. Secondo: deve essere disponibile a lavorare 12 ore al giorno in giro per la Lombardia, a incontrare operatori e cittadini per illustrare la riforma. Terzo: deve essere una persona di grande autorevolezza, che spieghi con convinzione la trasformazione da azienda ospedaliera in Asst, azienda socio sanitaria territoriale: non è un passo indietro, ma un'integrazione tra assistenza sanitaria e contrasto al disagio sociale». Quindi la battuta: «Qualcuno dice che ho fatto l'identikit di me stesso...». E il vicepresidente? «Rimandiamo tutto a dopo Ferragosto».
La riforma in consiglio regionale si è chiusa con un giallo. Sul tabellone luminoso mancava una pallina importante: l'assessore alla Salute, Mario Mantovani. Da qui una telefonata accesa di Maroni con la coordinatrice regionale azzurra, Mariastella Gelmini. E la decisione di dichiarare pubblicamente l'intenzione di cambiare rotta, come ha fatto ieri durante una conferenza stampa dai toni accesi. Mantovani, nega di essersi astenuto. E il tabellone? L'assessore alla Salute spiega: «La scheda era inserita male. Subito dopo, però, ho dichiarato e fatto mettere a verbale il mio voto a favore». Carta canta ed ecco la lettera, protocollata, consegnata al presidente del consiglio regionale: «Caro Raffaele (Cattaneo, ndr), ti confermo il voto favorevole al pdl 228, come comunicato in aula, non avendolo potuto fare al momento della votazione».
Ma resta il caso politico, perché Mantovani, dopo un confronto con il leader leghista Matteo Salvini, aveva proposto importanti modifiche alla riforma, sia sul Polo pediatrico che sul rilancio delle aziende ospedaliere. Idee bocciate dal suo gruppo, Forza Italia, prima ancora che da Maroni. Lui, Mantovani, si difende con le unghie e con i denti: «Riconosco che spetta a Maroni scegliere: è sua competenza assegnare le deleghe. Se c'è qualcuno migliore e più esperto di me, che ho trascorso 9 anni nella più grande commissione sanitaria d'Europa, la commissione Affari sociali e sanitari del Parlamento europeo, si faccia avanti». In realtà, rumors parlano di un incarico nazionale nel partito per Mantovani. E per la giunta torna il nome del pavese Alessandro Cattaneo.
Se qualche fonte leghista accenna a Michele Zangrillo come superassessore, il professore e medico di Berlusconi, già nella commissione dei dodici saggi, esclude: «Non sono disponibile». Stronca anche il lavoro in consiglio: «Dopo tre o quattro sedute, ho capito che tutto era nelle mani dei partiti. Un dibattito sterile, inefficace, frutto della contrapposizione tra forze politiche, che non tiene assolutamente conto del merito». E ancora: «Anche oggi in Lombardia, in Italia, bisogna genuflettersi davanti al direttore generale per diventare primari».
Zangrillo non apprezza il Polo pediatrico: «Questi accorpamenti non tengono conto delle reali eccellenze». Conclusione sconsolata: «Il fuoco amico è quello che fa più male». Anche esponenti dell'opposizione, tra cui Umberto Ambrosoli, contestano. La strada della riforma non è tutta in discesa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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