Maroni: "È terrorismo urbano, una caparra per manifestare"

Il ministro dell’Interno illustra la linea dura: fideiussioni da chi organizza cortei, Daspo e arresti in flagranza differita come allo stadio, reato associativo specifico

Maroni: "È terrorismo urbano, una caparra per manifestare"

Roma - C’è un filo che lega il sacco di Roma del 15 ottobre alle violente manifestazioni No-Tav di questa estate. Sono gli anarcoinsurrezionalisti i nuovi black bloc. Quattrocento in piazza a Roma, saliti a 2mila con gli innesti di gruppi marxisti leninisti, dei Carc, i comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo da Latina e Livorno, di alcuni disoccupati napoletani e di gruppi di ultras della Capitale. Intelligence e Viminale hanno molti nomi: di persone, di centri sociali. Sanno che quei gruppi fanatici dei moti insurrezionali della Grecia che negli ultimi anni si erano fatti vivi con attentati piccoli, per cercare adepti, si possono considerare ora una vera e propria organizzazione. Roma li ha svelati. Hanno trovato sostenitori, spesso giovanissimi, incensurati, condizionabili ed esaltati.

Questo deve essere un punto fermo del contrasto alla nuova eversione: allo studio del ministero dell’Interno, ha spiegato ieri il ministro Roberto Maroni nella sua informativa in Senato, c’è l’introduzione di uno «specifico reato associativo per chi esercita violenza organizzata nelle manifestazioni». Questo è un modo per fermarli. Perché loro, gli anarchici rinnegati anche dall’anarchia, si guardano bene dal creare una struttura e dall’arrivare alle manifestazioni insieme. Viaggiano «con mezzi privati», non hanno vertici, ma il loro coordinamento è studiato nei minimi particolari, dal modo di procacciarsi le armi, sul posto (sampietrini, «pali delle insegne»), al cambio d’abito, «per non farsi riconoscere dalle forze di polizia». E il cantiere della Tav è «il laboratorio ideale dove sperimentare pratiche di guerriglia» da «esportare in contesti urbani in previsione di un autunno caldo». La palestra di questo «terrorismo urbano».

Questo è uno dei dettagli emerso dall’audizione di Maroni, in cui il ministro ha annunciato misure simili a quelle adottate negli stadi. L’arresto differito per esempio, che consente di fermare i violenti avvalendosi della visione delle immagini video. O anche il divieto a partecipare alle manifestazioni per chi è stato segnalato dalle forze dell’ordine. La polizia deve essere inoltre nelle condizioni di «bloccare chi in prossimità delle manifestazioni è in possesso di veri e propri kit di guerriglia». Gli agenti saranno dotati di «maggiori tutele giuridiche e legali», e infine Maroni proporrà al governo, ma anche alle opposizioni («voglio confrontarmi con tutti») di istituire «l’obbligo per gli organizzatori di una manifestazione di presentare garanzie patrimoniali idonee per gli eventuali danni provocati». Danni che a Roma sono stati pari a «5 milioni di euro». Le risorse stanziate per la sicurezza non bastano: «Ho chiesto di azzerare i tagli previsti per il ministero». È già positiva la decisione di «ridurre» le deduzioni «di 250 milioni», ma la richiesta a Tremonti è stata ora di altri «6o milioni».

Il ministro ha chiarito anche la decisione sul campo del dirigente responsabile di intervenire in ritardo rispetto ai primi atti di teppismo. I manifestanti pacifici erano vicinissimi ai black bloc. Caricare in quelle condizioni sarebbe stato rischiosissimo. Poi il contrattacco con gli idranti: «Erano più di venti anni che non si usavano, mi pare che sia stato molto utile». I feriti sono 105, di cui quasi 70 delle forze dell’ordine. Nove arrestati vengono dalla provincia di Roma.

Tra i gruppi identificati, il Centro sociale Acrobax di Roma, il Rush, «legato ai Fedajin romanisti», e poi il Gramigna di Padova e l’Askatasuna di Torino. Il prossimo appuntamento è la Val di Susa, domenica. Il movimento no-Tav annuncia il taglio delle reti dei cantieri.

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