Un pasticcio. Un abuso. Una truffa istituzionale. Sicuramente una farsa. Lautosospensione di Piero Marrazzo da presidente della Regione in seguito al sexygate allamatriciana, escogitato per evitare al Pd lo spettro delle elezioni a gennaio, scatena le ire del centrodestra. Cè chi si infuria. E chi non si arrende. Come Cesare Cursi, responsabile nazionale sanità del Pdl e presidente della Commissione industria di Palazzo Madama, che annuncia una interrogazione urgente al ministro dellInterno «per ristabilire una situazione di legalità e trasparenza assolutamente dovuta ai cittadini laziali». Sì, perché, spiega Cursi, «lo statuto della Regione Lazio permette la sostituzione del presidente con il suo vice solo in caso di impedimento temporaneo. In questo caso la situazione che abbiamo davanti agli occhi mi sembra del tutto diversa e il rimedio pensato presenta evidenti vizi di illegittimità. Il vicepresidente, peraltro in questo caso non eletto ma nominato da Marrazzo stesso, e quindi in senso politico ancora più impedito, non ha alcun potere da statuto riferibile al presidente e perciò la Regione Lazio sarà destinata nei prossimi giorni allimmobilismo totale, se possibile ancor più della situazione attuale».
Ma sono in tanti a gridare allo scandalo. «Se la maggioranza andrà avanti su questa linea - dice Bruno Prestagiovanni, vicepresidente del consiglio regionale - si profilerebbe un vero e proprio golpe, perché porrebbe nellillegalità sia Marrazzo sia Montino, che non è stato indicato dal corpo elettorale». «Tenere in piedi artificiosamente la maggioranza - dice il deputato del Pdl Marco Marsilio - sfruttando le pieghe burocratiche e amministrative per prendere tempo, nella speranza di assorbire il colpo e gestire gli ultimi scampoli di potere, sarebbe irresponsabile e inaccettabile». Dello stesso parere leuroparlamentare del Pdl Roberta Angelilli, secondo la quale «quello che sta accadendo è una sorta di colpo di stato in sedicesimo dove un signore che non è mai stato eletto neppure come consigliere regionale, essendo stato cooptato nella giunta da Piero Marrazzo, si ritrova a gestire i poteri del Presidente della Regione». «La formula con cui il presidente della Regione esce di scena è un furbo espediente per allungare il brodo di una consiliatura di fatto terminata; vorremmo sapere quali sono i motivi medici con cui Marrazzo delega i suoi poteri», dice il deputato e coordinatore romano del Pdl Gianni Sammarco.
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