Marrazzo non paga, sanità a rischio

La giunta Marrazzo disattende l’impegno preso una decina di giorni fa con i fornitori delle aziende sanitarie, che stabiliva di pagare le fatture inevase risalenti ai primi mesi del 2006 entro la fine di giugno, e posticipa invece il termine alla fine del mese di agosto.
Chissà se almeno la scadenza estiva verrà rispettata, poiché a quanto già sottolineato più volte dagli associati di Asfo-Confcommercio (il sindacato dei fornitori ospedalieri) sono ormai ben 17 mesi che il governatore del Lazio Piero Marrazzo sta rinviando ogni decisione sulle transazioni da effettuare, fino a creare una vera tragedia economica e finanziaria per le aziende di settore.
In questo contesto una forte preoccupazione la fa emergere il vicepresidente della commissione Sanità di Palazzo Madama, Cesare Cursi (An), che andando a conteggiare la ricaduta sull’indotto asserisce: «C’è un probabile rischio di licenziamento per una parte dei 20mila addetti che gravitano nel settore e un rischio simile di liquidazione per le aziende fornitrici di beni e servizi sanitari o, peggio, di fallimento per decine di aziende. E la conseguenza sarebbe paradossale: la paralisi graduale dell’assistenza per mancanza di prodotti essenziali e strategici. Per cui in questo contesto è inevitabile che venga richiesta impegno e senso di responsabilità al presidente Marrazzo affinché si possano liquidare le fatture inevase pronta cassa in tempo utile e mantenere l’offerta sanitaria in piedi».
A quell’«impegno e senso di responsabilità», però, l’ex telegiornalista di RaiTre e la sua giunta avrebbero risposto con un provvedimento che, invece di assicurare tempi certi, dà mandato alle singole Asl di impegnarsi a certificare i crediti, fattura per fattura, prima di svincolare il mandato di pagamento. E visto che si tratta di fatture che risalgono ai primi sei mesi del 2006, i rumors dell’Asfo riportano di una preoccupazione che va oltre il sostenibile: «Se si aspetta ancora - aggiunge Cursi sconsolato - ci dicono che parecchie aziende non riusciranno più, per mancanza di liquidità, a fare fronte ai mutui già contratti con gli istituti di credito al fine di mandare avanti l’attività senza licenziare nessuno». Sembra insomma che non ci sia scampo. Quanto alle ipotizzabili azioni legali da intraprendere nei confronti dell’ente territoriale, non sono una strada percorribile: queste infatti potrebbero solo allungare i tempi per l’incasso, tra scadenze dei decreti ingiuntivi e i pignoramenti conseguenti. E poi a vedersi pignorati i propri beni sarebbero senz’altro le Aziende sanitarie locali, visto che le fatture dei fornitori sono intestate alle singole asl e, quindi, sono queste che devono siglare quegli accordi transattivi con i creditori. Per quanto riguarda la Regione, anche con l’ultimo provvedimento emanato, ha confermato la propria posizione pilatesca. Infatti nelle more della decisione «è ritenuto opportuno che la regione partecipi alla stipula degli atti unicamente per prendere atto delle intese raggiunte tra i fornitori e i loro cessionari e le aziende sanitarie senza prestare alcuna garanzia e senza assumere alcun impegno diretto o indiretto in relazione ai pagamenti».


E in questo proverbiale contesto è inevitabile che, per ciò che concerne il riconoscimento del debito sanitario 2006, non v’è alcun impegno temporale che sancisca il termine per pagare i fornitori-creditori. Altro che agosto prossimo, ogni Asl potrebbe decidere pro domo sua quando e quanto pagare.

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