Marta e Luigi, l’amore è lontananza

Laura Novelli

Ha debuttato nell’agosto del 2004 ad Agrigento, in uno spazio arioso ritagliato davanti alla casa natale di Luigi Pirandello. E adesso si replica in una delle sale più raccolte e intime della capitale, Stanze Segrete: una camera/teatro tappezzata di specchi e tendaggi bianco avorio dove gli attori recitano vicino al pubblico e dove tutto avviene allo scoperto, senza quinte, fondali, sipario. Niente di meglio dunque per un lavoro che, intitolato «Pirandello - Abba. Frammenti (Carteggio enigmatico d’amore)» e scritto da Maricla Boggio, pone al centro della sua ossatura tematica il rapporto umano e sentimentale che legò il grande drammaturgo siciliano alla giovane attrice milanese Marta Abba (aveva appena 24 anni quando Pirandello la chiamò a Roma a recitare in «Nostra Dea» di Bontempelli) per assurgerlo a dolente metafora del teatro stesso. A manifesto eloquente di quella complessa coincidenza tra Arte e Vita che rappresenta un cardine dell’intera produzione pirandelliana. Tanto più che l’efficace regia di Ennio Coltorti (anche convincente protagonista insieme con Adriana Ortolani) accondiscende con raffinato lirismo questo doppio sguardo, facendo recitare i due protagonisti lontano l’uno dall’altra e facendoli incontrare fisicamente solo al centro della «stanza», laddove l’artificio della finzione si confonde giocoforza con la realtà.
Da una parte c’è lui, l’attore/scrittore che si trucca a vista per entrare a poco a poco nella solitudine, nella dolorosa insoddisfazione di un genio malinconico e nostalgico, nel vuoto di una lontananza forzata: «Marta mia (...) - scrive nella prima lettera qui citata - son rimasto solo, in una solitudine che non è soltanto materiale; ma totale e infinita». Dall’altra parte c’è lei, la vivace attrice-imprenditrice piena di talento e di entusiasmo (assai brava ci è parsa la Ortolani nel dare a questo ruolo una femminilità fremente di intelligenza e di ardore per le scene) che irrompe nella vita del drammaturgo, ne ispira molte celebri commedie («Trovarsi», «Diana e la Tuda», «L’amica delle mogli», «Come tu mi vuoi»), ne accoglie gli umori controversi che lo assillano alla fine dei suoi giorni, ne condivide le ascendenze politiche e, soprattutto, il sogno di una Compagnia d’Arte che intercetti il nuovo e rompa la tradizione.
Sembrano distanti, lontani, divisi dall’età e dal bisogno di illusione.

E invece il testo, elaborato in forma del tutto originale dalla Boggio sulla base delle numerose lettere che i due si scambiarono fino al 1936 (il carteggio, donato all’Università di Princeton e pubblicato solo nel 1994, comprende 560 lettere del Maestro e 280 della sua affascinante musa), sa unirli nella distanza, tenendoli sul filo di una relazione notoriamente (ma appunto «enigmaticamente») platonica che, pur con le sue ambiguità, appare viva e feconda. Quanto mai necessaria a entrambi.
In scena fino al 15 aprile. Informazioni: 066872690.

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