Dopo la strage ribassista di martedì, ci sono due modi per leggere la giornata di ieri dei mercati. Il primo, in chiave moderatamente ottimistica, rimanda alla solita teoria del rimbalzo. Ovvero: a un crollo verticale segue, di solito, una reazione positiva. Così è stato. Le Borse hanno riacceso la freccia del rialzo, e gli acquisti sono affluiti per buona parte della seduta senza tentennamenti. Un indice di minori tensioni. Tutto bene? Non proprio. Tanto per cominciare, le maxi-perdite del black tuesday sono state riassorbite solo in parte. Soprattutto a Piazza Affari, dove lo score finale è un pallido +1,6% se confrontato alla picchiata del 5% subita laltroieri. Senza il colpo di reni dei titoli bancari, risaliti anche del 6% (anche in questo caso un guadagno non sufficiente a compensare lultimo crollo), lo score finale sarebbe stato inferiore. E lo stesso si può dire per gli altri mercati, i cui recuperi hanno oscillato tra lo 0,70% di Londra e l1,90% di Madrid.
Le tossine, dunque, ci sono ancora. Impossibile cancellare dun colpo la crisi spagnola e del debito sovrano europeo, con i timori di contagio e i venti di recessione. Motivi più che validi per prendere con le pinze la benefica discesa dello spread Btp-Bund a 375 punti base, 30 in meno rispetto alla chiusura precedente, e quello dei Bonos spagnoli e Bund a quota 409 punti dai 433,5 di martedì. Una maggiore calma attribuita sia alle dichiarazioni con cui la Commissione europea ha ribadito che Madrid non ha bisogno di aiuti, sia da quelle di uno dei componenti del direttorio ristretto della Bce, il francese Benoit Coeuré, che hanno alimentato ipotesi di una possibile ripresa degli acquisti diretti della Bce su titoli di Stato. Ipotesi peraltro più probabile di una terza ondata delle cosiddette aste a rubinetto con cui lEurotower ha prestato alle banche 1.000 miliardi di euro. Questo denaro è transitato anche nei caveau degli istituti italiani, per poi essere dirottato in buona parte verso i bond. Dai dati di Bankitalia resi noti ieri dal vice ministro dellEconomia, Vittorio Grilli, è infatti emerso che i titoli di Stato detenuti nel portafoglio delle nostre banche hanno registrato «incrementi sensibili» a febbraio rispetto a dicembre 2011. Quanto sensibili? Molto: 281,7 miliardi, di cui 267,4 rappresentati da Btp e Bot, contro i 209 miliardi a fine 2011.
Lo shopping ha contribuito a far scendere la febbre degli spread e a ridurre i rendimenti delle nuove emissioni, ma non appena si è esaurito leffetto Bce le tensioni sono subito riaffiorate. Ieri, per esempio, il Tesoro ha collocato 11 miliardi di euro di Bot a un anno e a tre mesi. Nonostante la buona domanda (circa 17,5 miliardi), il rendimento dei titoli a 12 mesi è schizzato al 2,84% dall1,492% dellasta precedente, mentre quello dei trimestrali è salito all1,249%. Oggi questo stesso esito rischia di essere replicato con i Btp. «Grosse preoccupazioni per la domanda non ne abbiamo, ma speriamo di avere un costo del finanziamento non così pesante come oggi (ieri, ndr) relativamente alla scadenza», ammette la responsabile del debito pubblico di via XX Settembre, Maria Cannata.
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