Martina regina di Roma dopo l’esilio dal tennis

Lea Pericoli

da Roma

Come in una favola, il sogno di Martina si avvera. La finale degli Internazionali d’Italia si è risolta in un’ora e 26 minuti di buon tennis. Martina Hingis ha battuto Dinara Safina per 6-2, 7-5. C’è stato un solo passaggio a rischio nella partita, quando nel secondo set su servizio della Safina la Hingis ha avuto due match points sul 5-3. Qualcuno ha temuto che la lontananza dalla competizione potesse creare problemi alla campionessa svizzera. Ma è stato quello il momento in cui la Hingis ha fatto appello a tutto il proprio talento.
Che cosa ti ha fatto ritornare al tennis? le ho chiesto, dopo la vittoria. Lei, sorridendo, mi ha risposto: «Il tennis è un gioco bellissimo, che ho molto amato. Per questo ho tentato di realizzare un sogno e - ha concluso - in Rome my dream has come true». La vittoria di Martina è un fatto straordinario che deve far riflettere. Ieri abbiamo avuto la riprova che la gestualità classica può avere la meglio sulla brutalità e sulla forza atletica. Il buon piazzamento dei colpi, la capacità di leggere in anticipo la direzione della palla, la genialità del tocco. L’intelligenza nell’utilizzo del lob. Il ricorso alla palla corta. Sono elementi di enorme importanza che, grazie a Dio, riaprono il dibattito tra i moderni coach che impostano gli scambi sulla spinta devastante priva di genialità.
Con ammirazione, dopo la finale, Dinara Safina ha detto: «Congratulazioni a Martina per l’incredibile come back. Penso che una donna su un milione sarebbe stata capace di una simile impresa». Martina Hingis aveva dato l’addio al tennis dopo la sconfitta negli Australian Open nel febbraio del 2002. Si era allontanata dal nostro mondo, tranne che per qualche sporadica apparizione come intervistatrice su Eurosport. Si era avventurata nella mondanità vacanziera. Aveva ricominciato a montare a cavallo, passione che nel 1997 le aveva impedito di mettere a segno il Grande Slam. Era stata una caduta più che l’avversaria a negarle il successo a Parigi nell’anno in cui aveva vinto Australian Open, Wimbledon e Flushing Meadows.
Ieri sera Martina ha festeggiato il successo con un buon bicchier di vino: «Erano mesi che mi alzavo presto per allenarmi. E la sera per cena bevevo soltanto acqua minerale». Gli Internazionali d’Italia hanno decretato il ritorno del tennis alla grande: «Giochiamo all’attacco» ha detto il presidente Angelo Binaghi che guarda a un futuro in cui uomini e donne giocheranno insieme in un avveniristico Foro Italico, con altri campi e un nuovo Centrale.
Le due settimane si sono concluse con una grande emozione anche per me.

Durante la premiazione Nicola Pietrangeli, a sorpresa, mi ha consegnato il premio Service to the game, riconoscimento che per la prima volta nella storia la Federazione Internazionale ha destinato a una donna. Riceverlo tra gli applausi di un pubblico che mi ricorda e che mi ama è stata una gioia che porterò nel cuore per sempre.

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