Politica

Martino: l’Italia non scapperà da Nassirya

«Abbiamo avuto successo, ora possiamo andare avanti con meno soldati di prima»

Emanuela Fontana

da Roma

Sono le autorità locali a chiederlo, prima di ringraziare. Un ritiro immediato del contingente italiano «comporterebbe seri problemi». Così si è sentito dire il ministro della Difesa Antonio Martino arrivato a Nassirya per commemorare i 19 caduti dell’attentato del 12 novembre del 2003. Restate e grazie sono state le parole del governatore della provincia di Dhiqar, Aziz Kadum Aluan Al-Oghely, e del premier, Ibrahim Al Jaafari.
L’Italia non rimarrà in Irak «un minuto meno del necessario», ha quindi assicurato Martino. E comunque l’impegno italiano «non diminuisce con la riduzione del numero delle truppe».
Il ministro ha raggiunto da Bagdad il palazzo della presidenza irachena, nella green zone, volando su un elicottero americano Black-Hawk. Qui ha incontrato Al Jafaari con il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giampaolo di Paola e l’ambasciatore italiano in Irak, Gian Ludovico de Martino: «Resteremo finché la missione non sarà compiuta - ha detto Martino - e decideremo insieme al governo iracheno». La riduzione pianificata del contingente in Irak, ha dunque sottolineato il ministro al premier iracheno, «significa soltanto che, siccome abbiamo avuto successo, possiamo continuare a perseguirlo con un numero minore di uomini».
Il contingente, che ora è di 2.900 uomini, verrà ridotto ma il ministro non ha voluto dire quando. Ha comunque ribadito: «Resteremo finché la missione non sarà compiuta e a decidere se la missione è compiuta saremo assieme, il governo iracheno e noi». L’Irak ha fatto grandi passi avanti, «nella provincia di Nassirya, e non solo, gli iracheni sono sempre più capaci di provvedere da soli alla propria sicurezza e questo consente una riduzione numerica del nostro contingente». Poi un omaggio a Al Jafaari: «È un grande piacere incontrare il primo ministro, pienamente legittimato, di un Paese democratico e che in un anno ha compiuto dei passi avanti sul piano politico assolutamente straordinari e senza precedenti». Gli iracheni hanno già votato due volte, ha ricordato Martino, «e il 15 dicembre voteranno una terza volta per il parlamento». Sarà quella la conclusione «del processo di transizione democratico».
Ieri nell’agenda del ministro c’era un incontro istituzionale ma anche la commemorazione dei caduti. A Nassirya Martini ha visitato il contingente, agli uomini che rappresentano «l’Italia che non scappa, che non viene meno ai suoi impegni, che non tradisce gli alleati» ha portato «il ringraziamento di tutti gli italiani».
Un grazie che poco prima Al Jaafari aveva rivolto a Martino: «Il ministro ha confermato che continuerà la presenza delle forze italiane in Irak fino a quando lo riterrà il governo iracheno legittimamente eletto, fino a quando l’Irak riuscirà con le proprie forze a garantire la sicurezza. Di questo ringrazio il governo italiano». Un governo con il quale l’Irak «si augura» che le relazioni «si consolidino e si sviluppino ulteriormente in tutti i settori». Relazioni, ha ricordato il primo ministro iracheno che «sono ottime e non c’è stato nulla che le abbia mai ostacolate o turbate».
Il lavoro dell'Italia in Irak è confermato, secondo il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto, dall’arrivo del segretario generale dell’Onu Kofi Annan a Bagdad: «Mette in evidenza che il governo italiano si è mosso secondo i deliberati dell’Onu». Da Cicchitto è arrivata anche la solidarietà per Adele Parrilo, la compagna del regista Ettore Rolla morto a Nassirya e esclusa sabato dalla cerimonia al Vittoriano in cui il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha consegnato le croci d’oro. «In certi casi - ha commentato - i meccanismi burocratici fanno orrore e dovrebbero fermarsi di fronte alla morte».

L’ex ministro Maurizio Gasparri, ora deputato del comitato sui servizi (Copaco), presenterà un’interrogazione parlamentare perché siano consegnate a tutti i caduti le medaglie d’oro al valor militare.

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