A Massa è riscattata la molla: «Sono il solito bastardo»

nostro inviato a Maranello

«Su tutto, il rumore... Per capire che Felipe ha ancora la bestia dentro, mi è bastato ascoltare come urlava la sua Rossa». Jean Alesi è un ex che di Ferrari, di F1 e di quella folle bestia che i piloti hanno dentro ci capisce parecchio, per cui non ha dubbi: la bestia è tornata. Una bestia bastarda, perché è un bastardo di felicità quello che scende dalla F2007 dopo i primi 15 giri (nella giornata farà 100 km in tutto). Un bastardo di voglia repressa, un bastardo di rabbia e rivincite. «Sì, amici», si lascia andare il brasiliano che il 25 luglio scorso, a Budapest, vide la morte in faccia e sentì quella molla di un chilo spaccargli la testa. «Sono ancora il bastardo veloce di una volta».
Il bastardo ha acceso il motore ieri alle 10 e 30, ma il suo era riacceso da tempo, «da quando mi sono spaventato in ospedale, al risveglio, sentendo mia moglie Rafaela chiedere al mio medico personale: “Quando Felipe potrà tornare a correre?”; le ho risposto io: “A Valencia, fra due settimane...”. Allora mi ha spiegato che no, non potevo, poi Rafaela si è alzata di scatto ed è corsa via... Ho temuto andasse a dire qualcosa, a spiegare che non potevo proprio più correre, allora ho detto al medico di seguirla, “Corri, corri che se lascio fare a lei non tornerò mai più in F1...”. L’amore mio invece era solo andato in bagno...».
Fra un mese, l’amore suo gli darà un figlio, un maschietto, Felipe il nome scelto che diverrà subito Felipinho. «Appena avrà l’età per capire gli farò vedere le foto di suo papà, dell’incidente, gli spiegherò che la vita è anche dolore, però gli racconterò tutto con un sorriso, cercando di scherzarci sopra, magari dicendogli “Vedi Felipinho, che cosa ha combinato un giorno il tuo papà?” Mi sono anche chiesto cosa sarebbe potuto accadere se la molla che mi ha spaccato la testa mi avesse preso un centimetro più a sinistra o più a destra: in un caso ora sarei cieco, nell’altro un vegetale... E ho riflettuto sul dolore provato dai miei cari. Però credo che i “se” facciano parte della nostra esistenza e per questo non li considero... È la vita».
E la vita di questo bastardo di un pilota, un po’ fenomeno, un po’ sfortunato, un po’ miracolato, è a una svolta. «Perché sì, prima di risalire in macchina ero emozionato», confessa, «e anche se avevo da tempo capito di essere ancora io, be’!, un cinque per cento di dubbi me lo portavo ancora dietro... Invece sono il solito bastardo... e ne ho avuto la riprova appena rientrato al box, guardando le facce felici dei miei uomini».
Il bastardo però tornerà in gara solo nel 2010, «perché oggi potrei correre due Gp di fila tanto sto bene, ma non avrebbe senso e perché dopo quanto successo voglio essere in forma... Sarà ancora più bello diventare campione del mondo». Incredibile. Felipe non si riferisce tanto al suo dramma quanto alle malefatte di Singapore, alla vicenda dell’incidente volontario di Piquet che nel 2008 l’ha privato della vittoria in gara e nel mondiale. «Io ho perso il titolo all’ultima curva e per un punto e adesso so che qualcosa di strano era accaduto... Sono molto arrabbiato... Perché Briatore è a casa, mentre niente è cambiato riguardo a ciò che ci avevano rubato...». Sottinteso, il risultato, perché neppure la vittoria è stata tolta ad Alonso... «Mi dispiace tantissimo, tutto poteva essere diverso...».


Già, Alonso che ora è il suo compagno, Alonso «gran professionista», Alonso che «non arriva qui per diventare il mio migliore amico, ma per lavorare bene assieme». Alonso che, soprattutto, dovrà vedersela con il bastardo resuscitato e la sua voglia di regolare i conti con il destino.

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