CatanzaroCristian, venerdì scorso, a scuola c'era andato felice, come può esserlo un bimbo di sei anni che ha voglia di imparare e di giocare. Ma, quel maledetto venerdì, nella sua classe, davanti a tutti i compagni, Cristian ha rischiato di morire per le botte furiose di due bambini rom. L'insegnante non era in classe. Tra i tre alunni scoppia un litigio. Uno dei due rom tiene ferma la piccola vittima e l'altro la colpisce selvaggiamente. Poi la maestra torna, sgrida i bambini per le urla che sentiva da fuori e la lezione riprende normalmente. Cristian ha un grande male alla pancia, ma riesce a resistere fino all'ora di tornare a casa. Lo salva un intervento chirurgico effettuato d'urgenza, nella giornata di sabato, per ridurre la grave emorragia interna causata dai calci ricevuti all'addome.
È successo in una scuola primaria, come oggi si chiamano le vecchie elementari, di Catanzaro. Un plesso dell'Istituto comprensivo «Casalinuovo», nel quartiere Corvo, un angolo a sud della città ormai colonizzato dalle famiglie rom. I genitori dei due bambini che hanno picchiato selvaggiamente Cristian sono pregiudicati e, spesso, non mandavano a scuola i propri figli. Ma nessuno contesterà loro le violenze sul piccolo. Possono essere accusati soltanto di abbandono scolastico. Ed eventualmente rispondere dei danni. Anche i ragazzini, essendo minori di 14 anni, non sono imputabili. Ma Giuseppe e Adele, il papà e la mamma di Cristian, titolare di un autolavaggio lui e casalinga lei, non si danno pace accanto al loro bimbo. «Il fatto grave - spiega il legale dei genitori di Cristian, Gianpiero Mellea, che ha presentato un esposto alla Procura per accertare la responsabilità di chi doveva vigilare sui bambini - è che l'aggressione è durata a lungo e nessuno se n'è accorto. Qualcuno degli insegnanti avrebbe detto che stavano giocando. C'è chiaramente una colpa in vigilando della scuola».
Ieri a scuola la voglia di parlare era poca.
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