Massacro in un asilo nido: folle uccide 2 bimbi e maestra

L’orrore squarcia il «Paese delle favole». Fabeltjesland, così si chiama l’asilo nido di Saint Gilles a Termonde (Sint Gillis Dendermonde). Belgio, trenta chilometri da Bruxelles, dodicimila anime e diciotto bimbi che ancora dormono sotto lo sguardo delle assistenti. Nel Paese delle favole il cancello è aperto.
Sono le dieci del mattino. L’inizio di un incubo. Lui arriva in bicicletta, sotto la pioggia. Ha la faccia dipinta di bianco, con strisce nere sotto gli occhi, i capelli rossi. Sembra un «Joker», alto e magro, lo sguardo spiritato. Ma non è personaggio da fiaba, non e arrivato per far ridere i piccini. Lui è la morte travestita da follia.
«Un inferno», dirà qualche ora più tardi il ministro dell’Interno Guido De Pad.
«Joker» ha 20 anni, di lui la polizia non ha ancora rivelato l’identità. Si sa solo che non era drogato, nemmeno ubriaco e che in tasca aveva un coltello lungo trenta centimetri. Quello con cui ha ammazzato due bimbi, un’impiegata, e ne ha gravemente feriti altri dieci, oltre a due donne. «Vorrei delle informazioni», aveva detto al citofono. E qualcuno lo aveva fatto passare. Appena entrato la carneficina. Senza badare al personale di servizio che gli intimava di fermarsi. Lui è salito al primo piano e si è diretto nel locale dove alcuni bebè stavano nelle culle. «È lì - spiega il procuratore Christian Du Four - che ha estratto il coltello e cominciato a colpire». Selvaggiamente, ripetutamente. Poi è passato nella stanza accanto, accanendosi anche contro il personale che cercava di frapporsi tra lui e i piccoli. A crollare sotto i fendenti, senza scampo, Marita Blindeman, una delle tate.
Un bagno di sangue, dieci minuti di violenza belluina. Poi, come niente fosse, Joker è uscito rimontando sulla bicicletta e deponendo l’arma in uno zaino. Pedalava ancora, quando un’ora dopo la polizia lo ha rintracciato davanti a un supermercato a Lebbeke, un paesino poco distante. Si è fatto ammanettare senza un fiato, in tasca non aveva documenti.
«C’era sangue dappertutto, è stato un vero e proprio massacro», ha raccontato sconvolto l’assessore comunale Theo Janssens, uno dei primi ad accorrere sul posto. «Le impiegate dell’asilo - ha proseguito tra le lacrime - hanno cercato in tutti i modi di bloccare il forsennato, ma senza riuscirci, restando anche loro ferite dai colpi di coltello. Sotto choc i genitori dei bambini che, per ore non sono riusciti a sapere se i loro figli fossero vivi e, se sì, in quale dei sei ospedali fossero stati trasportati.
In Belgio tornano ora alla mente, da un passato che si voleva dimenticare, casi come quello di Dutroux, il pedofilo che con la moglie rapì e ammazzò 4 bimbe, o quello di Stacy e Nathalie, le due sorelline uccise e gettate in un tombino.


«Ancora una volta il Paese è sotto choc, addolorato per questo terribile atto di violenza perpetrato in una società che vuole vivere in pace e armonia». Tocca al premier belga, Herman Van Rompuy, recitare l’ultimo epitaffio.

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