Massimino e Gioventino

Si tratta di due santi militari, ufficiali nelle legioni al tempo dell’imperatore Giuliano l’Apostata. Quest’ultimo, nipote di Costantino, fu detto Apostata dagli storici cristiani successivi perché si era messo in testa di ripristinare l’antica religione pagana nell’impero. Secondo lui, il cristianesimo era un culto poco virile, che snervava le forze sane della nazione con i suoi appelli all’amore dei nemici, all’umiltà, alla rassegnazione, al porgere l'altra guancia e via di seguito. Per Giuliano la decadenza dell’impero era dovuta all’oblio delle antiche virtù guerriere e orgogliose dei romani, per colpa di quella religione orientale da schiavi. Questo imperatore iniziò una campagna contro i persiani e Massimino e Gioventino vi presero parte. Ora, sembra che, nella sua furia anticristiana, Giuliano abbia cercato di epurare anche l’esercito, perciò i due ufficiali avrebbero fatto bene a tenere la bocca chiusa. Invece, mentre erano a mensa, un giorno si lasciarono scappare dei commenti sulla politica imperiale, cosa che fu debitamente notata e riferita a chi di dovere. In effetti, quella di privare l’esercito degli elementi cristiani era un’operazione semplicemente folle, specialmente a ridosso di una campagna difficile come quella contro i persiani (infatti, Giuliano ci lasciò la pelle il 26 giugno 363).

Ma i due ufficiali cristiani vennero convocati dallo stesso imperatore, che impose loro di sacrificare agli idoli. Poiché rifiutarono, vennero flagellati e infine decapitati. Altri cristiani riuscirono a recuperare i loro corpi e a seppellirli degnamente.

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