Massimo Ranieri: "A Venezia come i Pink Floyd"

Il 27 l’artista festeggia 45 anni di carriera con uno spettacolo kolossal: "La tv? Meno la faccio, meglio è. Rimpiango Walter Chiari e Panelli". E sulla vita privata: "Ho una donna di 25 anni che quando parla ne dimostra 50"

Massimo Ranieri: "A Venezia come i Pink Floyd"

Milano - Ma guardate che il bello di Massimo Ranieri è proprio questo: parla con l’entusiasmo di un ragazzino ma affabula con l’esperienza di un artista con una storia lunga così. «Sono sempre stato un cane sciolto con un unico padrone: Giovanni Calone». Finché lo chiamavano Giovanni, ha fatto il garzone, al massimo il commesso nel Borgo Santa Lucia della sua Napoli. Poi è diventato Gianni Rock: «E allora i miei idoli erano Elvis e i Beatles». Infine lo sapete: come i grandi artisti, si è reinventato tante volte. Come tanti uomini, qualche volta è inciampato. Adesso festeggia un repertorio come pochi esibendosi in Piazza San Marco a Venezia il 27 giugno (organizzazione Venezia Marketing&Eventi, il primo luglio ci sarà anche Andrea Bocelli). Roba spettacolare: un’orchestra fatta di tutte donne e un corpo di ballo idem, coreografie di Franco Miseria, atmosfera da grande festa perché, insomma, se c’è qualcuno che sa stare su di un palco per qualche ora senza farvi contare i minuti, eccolo qui: ha esordito nel 1964 e adesso festeggia i 45 anni di carriera, nientemeno.

Massimo Ranieri, ha scelto Piazza San Marco come Morricone, Elton John e Pink Floyd.
«Ma il mio non è un concerto: è uno spettacolo di arte varia. Un varietà. Sono emozionato come quando debuttai a Canzonissima».

Ma la vera novità è un’altra.
«Canterò per la prima volta brani di Mina come La voce del silenzio, e poi di Battisti, Prendi fra le mani la testa e infine La cura di Battiato».

Però ci saranno anche «Rose rosse», «Perdere l’amore» e via dicendo. I suoi classici.
«Ho passato la fase in cui dicevo: che palle, sempre le stesse canzoni. E le modificavo. Però il pubblico non mi riconosceva, voleva ritrovare le melodie che si aspettava. Poi ho finalmente capito e adesso ogni sera è un’emozione nuova. Quando canto Perdere l’amore e sento il pubblico emozionato che la canta con me, mi emoziono anch’io ogni volta».

Massimo Ranieri non è rimasto soltanto cantante: è pure attore di teatro e cinema.
«Difficile per me fare diversamente: ho sempre Giovanni Calone che mi chiede altre cose nuove».

La prossima?
«Oggi sono a Bucarest per recitare nel nuovo film di Claude Lelouch, Questi amori. Ma vuole sapere una cosa?».

Prego.
«Non so quasi nulla del film. Con Claude è sempre così. Più o meno credo che farò la parte di un reduce della Seconda Guerra Mondiale e che a un certo punto canterò un motivo di Trenet ballando il tip tap. Il film uscirà in Francia in autunno, in Italia boh».

Ma tanto lei ha un recital che è già arrivato alla 329esima replica: «Canto perché non so nuotare... da 40 anni».
«E lo replicherò fino a maggio 2010, anzi no: ottobre. Io devo tutto al teatro. In realtà la mia vera carriera da cantante di successo è durata 5 anni, dal 1969 al 1973. Poi mi sono ritirato finché Peppino Patroni Griffi non mi ha detto: “Tu sei bravo, vieni a fare l’attore”. Ma è una vita infernale, che i giovani spesso non capiscono».

Perché?
«Spesso si entra a teatro e non si sa quando si esce. Ricordo a Barcellona nel 1995, era una prima mondiale con Strehler. Abbiamo iniziato le prove alle 15, all’una di notte mi sono permesso di dire: “Maestro, forse è ora di staccare”. E lui: “Accidenti, ma qui non si prova mai”. Di certo questo è un lavoro nel quale si cresce giorno per giorno».

E la tv?
«Meno la faccio, meglio è. Una volta uno spettacolo durava un’ora e dieci. Adesso tre. Ci vogliono ospiti, scenografie imponenti. Ma la grande tv, quella di Vianello, Walter Chiari e Paolo Panelli, aveva poca scenografia: a Studio Uno c’era solo l’orchestra. Ma soprattutto c’era un filo conduttore».

Ma insomma tornerà in tv dopo «Tutte donne tranne me»?
«La vedo molto difficile anche perché, per me, l’arma vincente della tv è la semplicità elegante e dignitosa».

Comunque è un fiume in piena.

E la vita privata?
«Ho avuto la fortuna di incontrare una donna molto più giovane e molto saggia: ha 25 anni ma quando parla ne dimostra cinquanta. E soprattutto ha capito che sono un bambino che non può staccarsi da quel capezzolo che è l’arte».

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