Mastella: "Che farsa le primarie del Pd"

Il leader Udeur, che sfidò Prodi nel 2005, racconta i brogli: "Pullman di anziani portati anche in dieci seggi diversi"

Clemente Mastella
Clemente Mastella

 Achtung Renzi: le elezioni le vinceresti, ma le primarie le perderai. Parola di Clemente Mastella, che di primarie del centrosinistra ne sa qualcosa. Il leader dell’Udeur si candidò nel 2005, nella conta che doveva incoronare Romano Prodi candidato premier, e si piazzò anche bene: terzo, dopo Fausto Bertinotti e prima di Tonino Di Pietro. «Ma ne vidi di tutti i colori», ricorda adesso.

 Le future primarie saranno come quelle?
 «Ci sono parecchie differenze. Innanzitutto quelle erano già decise, sapevamo tutti che Prodi doveva vincere e pure bene, era già stato scelto dalla coalizione come candidato ma voleva una legittimazione popolare, un plebiscito che lo garantisse visto che non aveva partiti suoi alle spalle. Oggi sono più aperte, perché Bersani sa che molti nel suo stesso partito tifano per un Monti bis».

 Torniamo al 2005: come funzionò?
 «Oggi ci rido su, ma allora ci rimasi male: succedevano cose incredibili. A cominciare dal numero dei votanti: 4 milioni e 300mila... ».

 Un successone. Non era vero?
 «Basta farsi due conti, e io li feci. Per far votare tutta quella gente il ritmo avrebbe dovuto essere di un elettore al minuto, per tutta la giornata. Nelle Regioni rosse addirittura uno ogni trenta secondi».

 Impossibile.
 «Appunto:un miracolo,praticamente. Di cui Prodi aveva bisogno, perché un conto era vincere con un milione di votanti, un altro con quattro. Sa come lo realizzavano in Emilia, ad esempio? Mettevano una cinquantina di anziani iscritti ai Ds su un pullman e li scorrazzavano in giro per i piccoli Comuni, portandoli ai seggi e chiedendo di farli votare come pensionati in trasferta. Otto, nove, dieci volte. A Firenze c’erano extracomunitari che votavano a ripetizione. A Roma trovarono pacchi di schede già pronte col nome di Prodi. E a Ceppaloni, a casa mia, le schede finirono a metà giornata: ne avevano mandato solo mille, mentre almeno il doppio di cittadini voleva votare per me».

 Sta mettendo in guardia Matteo Renzi?
 «Renzi deve stare attento e ottenere garanzie precise sullo svolgimento neutrale delle primarie. Anche se un po’ appassito,l’apparato ex Ds funziona ancora e cercherà di blindare il segretario».

 Insomma, secondo lei Bersani ha già la vittoria in tasca?
 «In realtà anche lui deve combattere su due fronti: contro Renzi e anche contro il vecchio gruppo dirigente del suo partito. Contro un avversario visibile, che è il sindaco di Firenze, e contro quello in­visibile, che è Monti. In una competizione aperta, il vento che spira dalla società giocherebbe a favore di Renzi: lui rappresenta il movimento, Bersani la staticità. Ma il segretario ha il controllo della macchina dalla sua. E sa qual è il grande paradosso, che la dice lunga sul Pd?».

 Quale?
 «Che se Matteo Renzi fosse candidato alle elezioni politiche del 2013, vincerebbe di sicuro. Contro chiunque: Berlusconi, Casini, Montezemolo, Grillo. Sfonderebbe al centro e pure a destra, oltre che a sinistra. E proprio per questo probabilmente perderà le primarie ».

 Alle quali partecipa anche Nichi Vendola: a chi toglie voti?
 «A nessuno, e sa perché? Le dò una notizia: Vendola non parteciperà alle primarie. Non può per­mettersi di arrivare terzo dopo Renzi, e se si tira fuori aiuta il suo candidato premier, che è Bersani. Senza Sel, Bersani non può neppure sperare di fare un governo. Mi spiace per i miei amici ex Dc del Pd, li vedo messi assai male».

 Perché?
 «Non hanno più nessun ruolo. Vedo la Bindi che si agita, Fioroni che rivendica di aver stoppato Vendola... Ma la verità è che o scelgono Renzi, oppure si devono appiattire su Bersani, e quindi essere i veri paladini del tandem con Vendola.

Un bel risultato, no?».

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