Mastella: al governo con Bertinotti rischiamo di durare fino a Natale

«Se Rifondazione sembra Hamas, il centrosinistra non può vincere»

Gianni Pennacchi

nostro inviato a Napoli

«L’euforia per la vittoria e l’idillio dureranno fino a Natale. Poi bisognerà governare, e le difficoltà saranno inevitabili». Clemente Mastella è lucido e freddo, mentre delinea l’immediato futuro del secondo governo di Romano Prodi, sempre che il centrosinistra riesca a coronare le sue speranze. Dunque, anche se così andassero le cose, il leader dell’Udeur prevede una stagione breve, sta già dando i sette mesi a Prodi? «Se ci sarà un po’ di arroganza di troppo e verranno alzati i soliti totem ideologici, allora il periodo sarà brevissimo», è la sua risposta.
Ecco, il «contratto a termine» fissato da Mastella venerdì, dopo essersi pacificato con l’Unione in cambio di cinque deputati nella quota prodiana del listone, è confermato e precisato. Il leader di Ceppaloni giura che non sarà lui «il Bruto che pugnala Cesare», ma la precarietà del futuribile governo Prodi è provocata in primo luogo dalla presenza di Rifondazione. «L’ho detto a Prodi: con gli atteggiamenti muscolari di Bertinotti, finisce che perdiamo», insiste Mastella, «se diamo l’idea che vinciamo insieme a una sorta di Hamas, sarà un disastro».
A precisare quel che vede e prevede l’Udeur, è l’onorevole Alessandro De Franciscis, presidente della provincia di Caserta, sospirando: «Vincere, vinceremo. Ma non so quanto reggeremo...». I tempi della caduta? «Dipendono da quanti voti prenderà Rifondazione comunista. Più sarà forte Bertinotti, più il suo potere di interdizione e imposizione si farà sentire, avvicinando la fine del governo e di questa alleanza», risponde De Franciscis che, dopo una pausa, aggiunge: «Ma non pensare che sarà Clemente a rompere, è troppo bravo. Il giocattolo si romperà da solo, per l’impossibilità di reggere le pressioni dell’estrema sinistra».
Su che cosa cadrà questo ipotetico governo della cui nascita l’intero Campanile non ha la minima incertezza? «Può cadere su tutto», risponde De Franciscis aggiungendo: «Anche perché Prodi è l’uomo che è: se si trova in una situazione di bisogno mica va a cercare i singoli deputati perché vadano a votare». Già, come nel ’98: a una fragilità strutturale che può franare per un sassolino, s’aggiunge l’alterigia del leader olivetano. Inciamperà subito nei Pacs? «Non credo», è la risposta, «vedo più probabile la politica estera». Già, che succederà nel centrosinistra di governo, se un Bertinotti vittorioso, spalleggiato da verdi e dilibertiani, chiederà il ritiro immediato, senza se e senza ma, alla Zapatero, dei nostri militari dall’Irak? Che non saranno i Pacs lo scoglio del naufragio prodiano, lo dice anche Mastella: «Su temi come questo, la bioetica e l’eutanasia, si invoca il voto di coscienza e si supera lo scoglio: il divorzio non portò alla crisi di governo». Però i Pacs non passeranno mai, «perché al voto contrario nostro e presumo della Margherità, si aggiungerà quello dell’intero centrodestra».
Qualcuno sospetta che Mastella già la stia tirando a Prodi? No, anzi. A dimostrazione che non è lui a coltivare il seme della distruzione, ieri alla seconda giornata di questo congresso straordinario alla Fiera d’Oltremare, Nuccio Cusumano ha dato l’annuncio che Prodi ha accolto la proposta «unificante» patrocinata dall’Udeur: il programma di governo dell’Unione sarà composto soltanto dai temi che trovano una sintesi unitaria fra tutti i partner dell’alleanza. Ma non rischiate il ridicolo? Se il programma è fatto solo dalle cose che vedono tutti d’accordo, da voi ai rifondaroli, entrerà in mezza paginetta; e tutto il monte delle discordie? «No, la sintesi starà in tre pagine», risponde serafico Cusumano, «che saranno presentate a Roma il 12 febbraio. Tutto il resto del contenzioso verrà affrontato volta per volta, al suo presentarsi nel calendario dei lavori parlamentari». Tant’è. Il condimento è una chicca sulle condizioni di Prodi per dare a Mastella quei cinque sofferti deputati: ha chiesto che vi siano almeno una donna e una personalità non di partito. La donna sarà quasi certamente Afef, lady Telecom, la personalità esterna è da individuare.


Resta un interrogativo: perché Mastella è rimasto nel centrosinistra, pur sapendo che Prodi vivrà soltanto un paio di crepuscoli? «Perché dopo le elezioni ci sarà anche una grande disarticolazione nel centrodestra, e nessuno può impedirmi di lavorare per un centro grande e forte». Già, ieri è stato a lungo al telefono con Marco Follini.

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