Mastella: «Solo mia moglie in esilio, è una persecuzione»

A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina, diceva Giulio Andreotti. E l’ex Guardasigilli Clemente Mastella, a proposito dell’inchiesta napoletana che ha portato prima all’arresto e poi all’«esilio», con l’obbligo di dimora lontano dalla Campania, della moglie Sandra Lonardo, pensa male, anzi malissimo. Perché altri indagati per la stessa storia sono tranquilli a casa propria. Perché la limitazione della libertà personale gli sembra eccessiva, visto che non c’è rischio di inquinamento delle prove. E perché ritiene assurdo che la sua Sandra, candidata alle regionali a Napoli e Benevento, sia costretta a fare campagna elettorale a distanza mentre il candidato del centrosinistra Vincenzo De Luca, anche lui con problemi giudiziari, va in giro tranquillo. Di qui la sua denuncia: «Contro me e la mia famiglia una persecuzione».
«Prendo atto – si è sfogato ieri partecipando a Roma, con la moglie, alla conferenza stampa a sostegno della candidata presidente del Lazio Renata Polverini – che nella inquietante vicenda giudiziaria che ancora ci accompagna oggi sono tutti liberi e nelle proprie case. Solo nei confronti del presidente Lonardo, peraltro candidata alle regionali della Campania, resta stranamente in vigore da cinque mesi la misura interdittiva dell’esilio. Come cittadino e come marito sono serenamente amareggiato, e mi interrogo sui reali motivi di quella che appare come una vera e propria persecuzione giudiziaria. Anche se essendo stato Guardasigilli continuo ad avere grande fiducia nella giustizia».
«Ma in una giustizia vera – aggiunge Mastella al Giornale – severa, sì, ma umana. Quello che sta subendo mia moglie è disumano, è una persecuzione. Sandra ha una tempra forte, e questo forse ai magistrati dà fastidio. Ma so io cosa patisce, quanto devo sostenerla. Tento di credere ancora, da ex ministro di Giustizia, che ci sia una giustizia. Ma è difficile di fronte a questa guerra ideologico-giudiziaria, a questo atteggiamento ingiusto che colpisce me e la mia famiglia».
Proprio al ministero di via Arenula, all’incarico di Guardasigilli dal quale si è dimesso quando nel 2008 è cominciata quella che definisce la «persecuzione giudiziaria», Mastella attribuisce l’inizio di tutti i suoi guai: «Prima – ricorda – su di me non c’erano problemi, poi sono diventato il peggior essere della terra. E non entro nel merito delle accuse, tipo quella della concussione a Bassolino: Bassolino, ascoltato, ha smentito, ma io vengo indagato ugualmente. È come se uno fosse accusato di stupro nonostante lo difenda persino la persona stuprata. Ormai chiedono a chiunque arrivi in Procura: “Mastella ti ha raccomandato?”. Vorrei sapere che fine hanno fatto altre inchieste, come quella Mautone. Comunque – aggiunge – io ho pagato un prezzo altissimo. Mi sono fatto da parte, dal 2008 ormai non esercito alcun potere, neanche quello di amministratore di condominio a Ceppaloni. Ma perché accanirsi su mia moglie? Facciano pagare me se vogliono un capro espiatorio. Forse qualcuno teme che io possa tornare in campo? È una persecuzione. E qualcuno - il capo dello Stato, il Csm - deve intervenire.

È assurdo: il tribunale del Riesame manda a casa dopo 10 mesi il boss colpevole di omicidio e mia moglie, che non ha ammazzato nessuno, da 5 mesi è privata della sua libertà e del diritto costituzionale di fare campagna elettorale».

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