Matteo Nguyen-Van-Dac

Phuong Nguyen-Van-Dac era un tonchinese nato agli inizi dell’Ottocento a Ke-Lay in una famiglia di convertiti al cristianesimo. Era stato battezzato col nome di Matteo e di mestiere faceva il medico. Ma, poiché a curare i malati non si guadagnava granché, si dedicò al commercio con migliore fortuna. Era sposato e aveva otto figli. Stimatissimo nella sua comunità, si impegnava molto per soccorrere i poveri e assistere tutti quelli che avevano bisogno delle sue conoscenze mediche. Quando i suoi figli si sposarono, lasciò loro tutti gli averi e si mise a fare il catechista, vivendo con lo stretto necessario. Nel 1861 accolse nella sua casa il sacerdote vietnamita Giovanni Hoan e lo nascose perché gli editti persecutori prevedevano l’arresto per i missionari. Ma qualcuno fece la spia presso il mandarino locale. Di notte le guardie vennero e circondarono la casa di Nguyen-Van-Dac. Il padre Hoan cercò di scappare uscendo da una finestra e arrampicandosi in cima a una catasta di legno. Ma il suo nascondiglio venne scoperto e il sacerdote fu catturato. Una perquisizione nella casa di Nguyen-Van-Dac rivelò alcuni oggetti sacri che appartenevano al missionario e ciò contribuì a incastrare il catechista. Matteo Nguyen-Van-Dac e Giovanni Hoan furono condotti davanti al mandarino e interrogati a lungo.

Matteo fu pressato a confessare la sua complicità dietro minaccia dell’uccisione di tutti i suoi familiari. Poiché l’uomo taceva, lo Hoan, credendo di poterlo scagionare, ammise di essere stato da lui solo rifocillato. Ma non servì a nulla. Vennero decapitati tutti e due.

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