da Milano
È stato facile profeta il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, quando già qualche mese fa aveva previsto ancora tempi lunghi prima di veder risolta la crisi immobiliare. Il mattone, vittima della peggior recessione degli ultimi 16 anni, resta infatti la principale spina nel fianco delleconomia Usa. Una spina capace di gettare ombre recessive, soprattutto dopo il dato di ieri sulle compravendite di nuove case, crollate del 9% in novembre a quota 647mila unità.
Era dallaprile 1995 che non si registrava una contrazione di questa portata. Quel che è peggio, è che la debolezza del comparto immobiliare può estendersi allintero ciclo economico, peraltro già sottoposto allo stress derivante dal virus dei mutui sub prime e alle difficoltà del settore creditizio. Il panel di economisti interpellato da Bloomberg stima che nel quarto trimestre il Pil americano non crescerà oltre l1%, un valore nettamente al di sotto del 4,9% di espansione messo a segno tra giugno e settembre.
Il continuo ribasso dei prezzi cui sono sottoposti gli immobili, potrebbe inoltre avere conseguenze sulle capacità di spesa delle famiglie americane, molte delle quali non sono già più in grado di far fronte alle rate crescenti dei mutui e rischiano di dover ricorrere al piano di aiuti creato di recente dallamministrazione Bush. Uneventuale contrazione dei consumi privati, da cui dipendono i due terzi del Pil a stelle e strisce, finirebbe per avvicinare gli Stati Uniti alla recessione. Daltra parte, dopo lex numero uno della Fed, Alan Greenspan, anche il responsabile del National Bureau of Economic Research, Martin Feldstein, si è ieri dichiarato daccordo sul fatto che le probabilità di una recessione sono ora del 50%.
Tenere il Paese lontano dal pantano della crisi sarà il compito principale cui la Fed dovrà dedicarsi il prossimo anno. Il tracollo delle compravendite di case ha ridato impulso alle scommesse su un ulteriore taglio dei tassi, attualmente al 4,25%, in occasione della riunione del Fomc del 30 gennaio. Le attese legate a un nuovo ammorbidimento della politica monetaria si erano raffreddate dopo il summit della banca centrale Usa dello scorso 11 dicembre. Quando Bernanke aveva accuratamente evitato di menzionare i pericoli di recessione, preferendo porre laccento sullandamento dei prezzi.
I segnali negativi provenienti dal settore immobiliare e il riproporsi dellipotesi di una riduzione dei tassi costituiscono un terreno favorevole allapprezzamento delleuro, spintosi ieri fino a un massimo di seduta di 1,4727 dollari anche a causa delle tensioni geopolitiche innescate dallomicidio in Pakistan di Benazir Bhutto.
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