Il mattone Usa nella bufera L’euro scavalca quota 1,47

Il crollo delle compravendite in novembre (- 9%) alimenta i timori di recessione e l’ipotesi di un nuovo taglio dei tassi da parte della Fed

da Milano

È stato facile profeta il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, quando già qualche mese fa aveva previsto ancora tempi lunghi prima di veder risolta la crisi immobiliare. Il mattone, vittima della peggior recessione degli ultimi 16 anni, resta infatti la principale spina nel fianco dell’economia Usa. Una spina capace di gettare ombre recessive, soprattutto dopo il dato di ieri sulle compravendite di nuove case, crollate del 9% in novembre a quota 647mila unità.
Era dall’aprile 1995 che non si registrava una contrazione di questa portata. Quel che è peggio, è che la debolezza del comparto immobiliare può estendersi all’intero ciclo economico, peraltro già sottoposto allo stress derivante dal virus dei mutui sub prime e alle difficoltà del settore creditizio. Il panel di economisti interpellato da Bloomberg stima che nel quarto trimestre il Pil americano non crescerà oltre l’1%, un valore nettamente al di sotto del 4,9% di espansione messo a segno tra giugno e settembre.
Il continuo ribasso dei prezzi cui sono sottoposti gli immobili, potrebbe inoltre avere conseguenze sulle capacità di spesa delle famiglie americane, molte delle quali non sono già più in grado di far fronte alle rate crescenti dei mutui e rischiano di dover ricorrere al piano di aiuti creato di recente dall’amministrazione Bush. Un’eventuale contrazione dei consumi privati, da cui dipendono i due terzi del Pil a stelle e strisce, finirebbe per avvicinare gli Stati Uniti alla recessione. D’altra parte, dopo l’ex numero uno della Fed, Alan Greenspan, anche il responsabile del National Bureau of Economic Research, Martin Feldstein, si è ieri dichiarato d’accordo sul fatto che le probabilità di una recessione sono ora del 50%.
Tenere il Paese lontano dal pantano della crisi sarà il compito principale cui la Fed dovrà dedicarsi il prossimo anno. Il tracollo delle compravendite di case ha ridato impulso alle scommesse su un ulteriore taglio dei tassi, attualmente al 4,25%, in occasione della riunione del Fomc del 30 gennaio. Le attese legate a un nuovo ammorbidimento della politica monetaria si erano raffreddate dopo il summit della banca centrale Usa dello scorso 11 dicembre. Quando Bernanke aveva accuratamente evitato di menzionare i pericoli di recessione, preferendo porre l’accento sull’andamento dei prezzi.


I segnali negativi provenienti dal settore immobiliare e il riproporsi dell’ipotesi di una riduzione dei tassi costituiscono un terreno favorevole all’apprezzamento dell’euro, spintosi ieri fino a un massimo di seduta di 1,4727 dollari anche a causa delle tensioni geopolitiche innescate dall’omicidio in Pakistan di Benazir Bhutto.

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