da Roma
Nella piazza di un paesino laziale arriva un camion con schermo panoramico e parcheggia in mezzo ai passanti. Sullo schermo appare la faccia dell'onorevole Mastella, che prende a concionare gli abitanti facendo loro promesse (intenzionalmente) iperboliche. «Risolveremo tutti i vostri problemi! Costruiremo nuove case, nuovi ospedali, nuove strade». «Sarà la faccia di Mastella, saranno le sue promesse da marinaio - ride Max Giusti - ma a fermarsi ad ascoltarlo sono stati solo in sei o sette». Qualcuno in più dovrebbe fermarsi a seguire lo scherzo che, con la collaborazione dello stesso Mastella, è stato organizzato ai danni degli abitanti del paesello. Perché d'uno scherzo si trattava: è proprio questa una delle novità di Stile libero Max, versione totalmente rinnovata dello show «a tradimento» già portato al successo da Teo Mammucari. E da stasera (in seconda serata su Raidue per nove mercoledì) affidato all'estro di Max Giusti.
«Abbiamo convinto politici come La Russa e Mastella a farsi complici dei nostri brutti tiri - spiega Giusti -; pensavo di fare fatica a convincerli; alla fine è stato difficile mandarli via. Mastella ha addirittura telefonato a Peppino Di Capri, per chiedergli di diventare il suo Apicella e musicare i suoi versi. Avrebbe avuto una sola difficoltà, ha aggiunto: trovare delle parole che facessero rima con Udeur. Le novità del perfido show non si limitano al conduttore. Ma gli nascono attorno. A cominciare dal titolo: «Stile libero Max l'ho inventato io - confida Antonio Marano, direttore di Raidue -; e allude al percorso artistico di Giusti: così autonomo e creativo».
Tutto il programma ruoterà attorno alle performance del brillante imitatore, «esaltandone le capacità mimetiche e la sferzante cattiveria». Già: perché quanto a ironica malvagità, il neoconduttore non dovrebbe far rimpiangere Mammucari. «Pare che io sia impietoso quanto lui - commenta Max -; è stata una scoperta anche per me».
Accanto a Giusti faranno parte fissa del cast anche l'imitatrice Lucia Ocone e il chitarrista Richard Benson.
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