Maxi furto da Rocco Barocco. C’è la pista dello spionaggio

L’INCHIESTA Lo strano colpo in viale Bianca Maria. Lo stilista: «Aspettiamo gli inquirenti ma certo quei vestiti sono tutti di taglie così piccole e quindi difficili da indossare»

Non solo brevetti e formule, gli «spioni industriali» sono ora a caccia anche di collezioni di moda da rubare, copiare, produrre industrialmente per arrivare sul mercato magari ancora prima dello stesso marchio «clonato». Un’ipotesi da trama cinematografica certo, ma che potrebbe spiegare l’incursione dei ladri che hanno trafugato tutti i capi della «autunno-inverno 2011/20112» e gran parte della «primavera-estate 2012» di Rocco Barocco. «Un’ipotesi - replica lo stilista - che però non mi sento di suffragare adesso, attendiamo la fine delle indagini dei carabinieri. Sicuramente mi hanno fatto un grosso danno senza ottenere benefici, perché quegli abiti hanno una taglia sola, “da sfilata” compresa tra la 40 e la 42».
I «soliti ignoti» sono entrati in azione nella notte tra venerdì e sabato presso gli uffici della «Zanoni&partner» in viale Bianca Maria 22. Hanno forzato la saracinesca, sono penetrati negli uffici e sono fuggiti con oltre 100mila euro tra abiti e accessori. «Lo spazio è uno showroom che io uso attualmente, in attesa di siano pronti i nuovi spazi che ho preso presso palazzo Bagatti Valsecchi - spiega lo stilista -. Qui ho riposto la collezione autunno-inverno, a disposizione dei giornalisti che vogliano ancora vederla e fotografarla. Ma anche i capi della prossima primavera-estate».
Rocco Barocco, infatti, aprirà il 21 settembre la settimana «Milano Moda Donna» con una sfilata alla Loggia dei Mercanti alle 12,30. «Per questo si tratta di capi di una taglia un po’ particolare, che oscilla tra la 40 e la 42, difficile da indossare per chi non sia una modella. Dunque privi di valore commerciale».
Un furto un po’ strano che lascia pensare più allo spionaggio industriale che ai «soliti ignoti». «Adesso non esageriamo - replica Barocco - quello che lei chiama “spionaggio industriale” esiste per carità. Sappiamo benissimo che dieci minuti dopo la fine della sfilata, le immagini dei nostri capi sono già appese nei laboratori di mezzo mondo. I fotografi escono e le trasmettono nei cinque continenti con internet. Ma nel nostro caso potrebbe anche trattarsi di un errore dei ladri. Hanno pensato di trovare il magazzino con abiti nelle diverse taglie, invece si sono trovati solo con modelli. In ogni caso hanno fatto un bel danno, almeno 100mila euro, perché tutto la merce sottratta andrà rifatta. Il furto non farà saltare la sfilata del 21, abbiamo disegni, stoffa e accessori. Lavoreremo giorno e notte, ma non mancheremo l’appuntamento».
Rocco Barocco dunque attende «prove» per parlare di «spionaggio» anche se si tratta di un fenomeno piuttosto diffuso. Non tanto nel campo degli accessori, occhiali e cinture, borse o scarpe che anzi hanno bisogno del traino dell’uscita ufficiale sul mercato dei prodotti firmati. Solo dopo averli conosciuti e apprezzati, il pubblico va poi a cercarli a pochi soldi dagli abusivi. Bensì in quello dell’abbigliamento. Con il capo in mano non ci vuole molto a clonarlo: si crea un «cartamodello» e da lì inizia la produzione industriale da far uscire con un marchio di comodo. Per evitare l’accusa di plagio, sarà sufficiente cambiare qualche particolare, un bottone, una cerniera, il tessuto o colore.

Una causa legale diventa pressoché impossibile. I prodotti non vanno poi a finire nelle tradizionali boutique d’alta moda, ma nei negozietti di quartiere che propongono un abito del tutto simile a quello firmato, ma con un costo fino al 30 per cento più basso.

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