Reazionari del «quando ero ragazzo ho visto Coppi e Bartali», nostalgici del pallone a scacchi bianchi e neri, conservatori del tennis silenzioso. Il mondo dello sport non è popolato solo da tecnocrati proni alla vittoria. Cè un branco di borbottanti passionari del calcio senza cerchietti nei capelli e della boxe senza steroidi, che vede le novità come fumo al ristorante.
Né dinosauri né puristi retrò. Ma gente che vive lo sport nello spirito ancor più che nei risultati. Sport che diventano identità, anima sacrale di un popolo. È il caso del baseball, che qualche anno fa aveva provato a introdurre la mazza metallica. Apriti cielo. DallAmerica è arrivato un altolà più perentorio di un embargo dellOnu: gli Stati Uniti hanno inventato il baseball, il baseball si gioca da un secolo con la mazza di legno, quindi si va avanti con il legno. Altrimenti tutti i record per cui gli americani vanno pazzi sono buoni per il macero. Sacrilegio.
Orgoglio nazionale e tradizione si fondono nella pelota basca, dove la cesta, lo strumento usato per raccogliere e lanciare la palla nella specialità del jai-alai, è rigorosamente di vimini. Intrecciata da artigiani, costa la bellezza di 300 euro, ché la manodopera si paga. Nostalgico, poi, il basket. In Nba, nonostante tutti gli esperti concordino nel ritenere più performante la palla in microfibra, i giocatori hanno preteso il ritorno alla sfera di cuoio.
Il rifiuto della modernità può diventare anche una questione di principio. Mentre le multinazionali progettano scarpe futuristiche disegnate sul piede dellatleta, sono parecchi i corridori africani che gareggiano scalzi, come Abebe Bikila (oro olimpico nella maratona a Roma) e Zola Budd. Perché lo stile di corsa cambia profondamente (con la scarpa si tende ad appoggiare il tallone prima), ma anche per recuperare il contatto con la terra. Cè poi chi al solo nominare la tecnologia, e in particolare la moviola, si copre di bolle rosse. È Joseph Blatter, presidentissimo della Fifa, allergico a ogni ausilio video per gli arbitri.
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