«Come un mazzo di carte» Cajafa recita l’arte in galleria Una storia d’amore impossibile nella «pièce» allestita da Tatiana Olear allo spazio Zamenhov

Arte, messa in scena e vita reale a intrecciarsi in uno scenario originale e perfetto: è questa la felice intuizione di Tatiana Olear e Roberto Cajafa - la prima autrice e regista, il secondo interprete principale - di «Come un mazzo di carte», pièce allestita fino al 29 marzo (ogni giovedì, venerdì e sabato ore 21, domenica ore 15.30) alla Galleria Zamenhov di via Zamenhov 11, al Ticinese, nei pressi dell'Auditorium Cariplo.
L'autrice russa e l'attore milanese in questi ultimi dieci anni spesso coinvolti in reciproci progetti teatrali, hanno pensato di collocare una struggente storia d'amore e confronto generazionale, ambientata nell'universo dell'arte, proprio sul «luogo del delitto»: all'interno cioè di una galleria dove il pubblico (è bene sapere che la capienza di soli quaranta posti prevede la prenotazione obbligatoria) può seguire la vicenda tra opere pittoriche e scultoree e, in definitiva, in totale immersione emotiva e concettuale con la messa in scena. «Da tempo la Galleria Zamenhov mostra attenzione verso il mondo del teatro - spiega Roberto Cajafa - grazie alla sensibilità del gallerista Virgilio Patarini, che per anni ha studiato recitazione. Questo testo bello, delicato e attuale (il cui titolo nasce dalla considerazione che “la vita è come un mazzo di carte, ognuna delle quali ha un proprio disegno. Sono mescolate in continuazione, aderiscono perfettamente una all'altra, ma non si penetrano mai“), mostra come la sua autrice sia perfettamente calata nell'eredità del percorso teatrale russo». Il testo - vincitore della sezione letteraria al Festival dei Giovani Artisti Europei a Roma nel 1999 - racconta l’incontro-confronto tra Giovanni Formichi (Cajafa), pittore cinquantenne in crisi creativa, e Ira (interpretata da Elena Novoselova, giovane attrice russa diplomatasi alla scuola Paolo Grassi di Milano), ricca adolescente ucraina in città per studiare alla Bocconi. La giovane, sovvenzionata lautamente ma trascurata dai genitori, è alla ricerca di un sogno, artistico ed emozionale. E, forse, anche alla ricerca di una figura paterna che la indirizzi. Lui, stanco artista che non riesce più a osservare il reale se non in superficie, infiacchito dai compromessi (realizza grande e insulsi quadri per i corridoi delle banche), da tempo ha perso il contatto con l'ex moglie, e si concentra nel dipingere un quadro il cui soggetto è una sedia nera. Sogno e pessimismo si incontrano dunque per caso: Ira chiede un ritratto e lo intende pagare profumatamente, Formichi accetta e, giorno dopo giorno, sembra riaccendersi. Nasce un'amicizia prima, un impossibile amore poi. «La ragazza - spiega Cajafa - cerca risposte dall'artista, ama sinceramente la sua arte, o meglio le opere realizzate nel corso della carriera, anni prima. Lui si sente sconfitto. Una storia che la Olear immagina concludersi secondo due percorsi: un finale pessimista e un altro che permette alla speranza di filtrare nell'ultima scena. Ovviamente, entrambi i finali non si possono raccontare».

La scelta della Galleria Zamenhov non appare ardita agli occhi di Cajafa: «È una soluzione originale, ma Milano è il posto giusto per attuarla: questa città è sensibile e ricettiva a ogni progetto teatrale. Da attore e regista ho sempre ringraziato Milano perché, immancabilmente, mi ha permesso di realizzare i miei sogni». (Info: 02-83660823).

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