Medaglie al valore per i parroci uccisi dai «rossi»

Diego Pistacchi

Una medaglia al valore per tutti i parroci di Mele. Non hanno fatto niente di speciale, loro. Ma rappresentano tutti quei preti che hanno offerto la vita quando c’era bisogno di offrirla, che sono stati rapiti, seviziati e uccisi dai partigiani negli anni terribili della guerra civile, perché tenevano orgogliosamente alta «la loro fede cattolica in un’Italia che correva il rischio di cadere dalla dittatura fascista a quella comunista». Idea e parole di Giambattista Parodi, consigliere comunale di Mele, che sarà anche di una lista civica di opposizione alla maggioranza di centrodestra, ma viene ispirato da Romano Prodi. Perché la sua è un’iniziativa nata «non per scuotere le coscienze, ma per riflettere senza strumentalizzazioni su questo capitolo della nostra storia e onorare i parroci di ieri, decorando oggi i sacerdoti dei nostri comuni».
Parodi lo scrive al sindaco di Mele (dove pure non si sono verificati casi che coinvolgono religiosi), in una mozione presentata e protocollata ieri in municipio. Un atto che fa esplicito riferimento, tanto per non essere accusato di intenti reazionario di destra, a quanto raccontato da Romano Prodi, incoronato con plebiscito popolare leader del centrosinistra italiano. L’ex premier ha rivelato a Bruno Vespa la sua testimonianza di bambino, quando a sei anni, uscendo da messa al Ventoso di Scandiano, vide il parroco rapito da partigiani comunisti. «Ricordo la mano di mia sorella Fosca che mi copriva con amore gli occhi - sono le parole di Prodi raccolte nel libro di Vespa “Vincitori e vinti: le ragioni dell’odio dalle leggi razziali a Prodi e Berlusconi“ -. Seppi poi che il prete era stato ucciso».
Il professore aggiunge: «Come si può essere contrari a riflettere su questo capitolo della nostra storia? L’importante è non farlo in maniera strumentale». Appunto. È quello che ribadisce Giambattista Parodi, che chiede a Mele di essere forse il primo Comune italiano a dare l’esempio e a «onorare la memoria dei sacerdoti che hanno pagato con la vita un’appartenenza che era testimonianza di fede». E se la mozione dovesse essere approvata, l’amministrazione di Mele dovrà anche farsi portatrice della stessa iniziativa «presso il governo nazionale e i suoi eletti in parlamento».

La medaglia ai parroci di Mele potrebbe essere il primo passo verso una riappacificazione, troppe volte sbandierata solo a parole da chi non ha mai voluto ammettere i molti errori e le nefandezze commessi anche dai partigiani.

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