da Roma
Arranca sulle pensioni. Si divide sulla politica estera. Si spacca perfino sullutilizzo dellextragettito fiscale e sulla distribuzione del «tesoretto». Poi, come per magia, il centrosinistra ritrova lunità. E lo fa, guarda caso, proprio sul provvedimento a più alto tasso di antiberlusconismo: il ddl Gentiloni, reso ieri addirittura più aspro e punitivo rispetto alla sua prima redazione. E «rafforzato» da una novità pesante: lapertura di una corsia preferenziale per lassegnazione a Europa7 e Rete A delle frequenze che verranno tolte a Raidue e a Retequattro. Una sorta di assegnazione di Stato destinata a suscitare polemiche, visto il sostanziale assist che in questo modo verrà fatto al gruppo lEspresso, proprietario di Rete A.
Lultimo affondo sul provvedimento «contra personam» firmato dal ministro delle Comunicazioni arriva nelle commissioni Cultura e Trasporti. Qui le truppe unioniste impongono una improvvisa accelerazione alliter del ddl approvando larticolo 3 e schiudendo così le porte al trasferimento definitivo del provvedimento verso lAula entro settembre. Ma al di là dellapprovazione del testo originario, a inasprire il carattere anti-Mediaset del ddl sono una serie di emendamenti last-minute. Uno in particolare accende la rabbia del centrodestra: quello che precisa che le frequenze che si libereranno con il passaggio al digitale saranno assegnate tenendo conto dei «diritti acquisiti» da parte di alcuni soggetti che godranno di una sorta di prelazione sulle frequenze. Il testo cita i «soggetti destinatari delle concessioni rilasciate il 28 luglio del 99» che non abbiano potuto «avviare lattività trasmissiva causa mancata assegnazione delle frequenze». Si tratta di un identikit che disegna in maniera esplicita le fattezze di Europa7, lemittente - la cui battaglia è stata fatta propria da Antonio Di Pietro - che pur avendo ricevuto una concessione tv nazionale non ha mai potuto trasmettere, aprendo un contenzioso sia a livello nazionale che comunitario. La norma, inoltre, prevede una sorta di diritto primario sulle frequenze liberate anche per Rete A (di proprietà del gruppo lEspresso) e per Mtv, che per carenza di frequenze finora non hanno raggiunto la copertura del territorio (80%) prevista dalle concessioni nazionali. La recrudescenza anti-berlusconiana non finisce qui, perché Mediaset viene colpita anche con altri proiettili. Il «menù» prevede, infatti, anche il divieto di trasmettere televendite sulle televisioni nazionali e la riduzione dei tempi di sfruttamento delle opere audiovisive e cinematografiche da parte dei broadcaster a 5-7 anni. Inoltre un emendamento presentato da Mario Barbi della Margherita mette addirittura a rischio la sopravvivenza dei canali digitali a pagamento di Mediaset e la trasmissione delle partite di calcio. «Il complesso degli emendamenti riescono in una vera e propria missione impossibile: peggiorano un testo già irricevibile» dicono in una conferenza stampa i rappersentanti della Cdl. «Il titolo - dice Paolo Romani - potrebbe essere le frequenze di Retequattro a De Benedetti, le frequenze di Raidue a Europa7.
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