Mediaset vince la gara dei bilanci tivù

Mediaset vince la gara dei bilanci tivù

Qual è la società televisiva italiana che ha le migliori performance tra fatturato e numero di dipendenti? Il quesito è importante soprattutto se si tratta di società che producono beni immateriali e che sopravvivono grazie al canone imposto dalla legge dello Stato e dalla pubblicità, come la Rai, o per mezzo di pubblicità e abbonamenti nel caso, se pur con rapporti molto differenti, di Mediaset e Sky Italia. Ebbene, in questa classifica, stilata da R&S (Studi & Ricerche) di Mediobanca e che riporta i dati di bilancio delle società in questione del 2010, al primo posto, nel rapporto tra fatturato e numero dei dipendenti, c’è proprio la pay tv che fa capo al magnate australiano Rupert Murdoch. Sky Italia ricava, infatti, 756mila euro per ognuno dei 3.932 addetti. Al secondo posto si trova Mediaset con 677mila euro di ricavi per ciascuno dei suoi 6.285 dipendenti. Ultima la Rai che non brilla certo per redditività: solo 256mila euro per dipendente che sono, in questo caso, quasi il doppio di Mediaset e il triplo di Sky, ossia 11.460.
Se però si guarda il valore aggiunto netto per dipendente, ossia la differenza tra ricavi e spese, è molto più alto in Mediaset, 217mila euro procapite, rispetto a Rai e Sky il cui valore aggiunto netto per dipendente è pari a 91mila euro per la prima e 96mila per la seconda. Per Mediaset il dato è in aumento del 15,4% (nel 2010 rispetto al 2009) mentre quello di Sky è in flessione del 18,3%. Sul fronte dei dipendenti, il costo del lavoro per Mediaset e Rai è invece simile, 86mila euro per dipendente contro gli 89mila della Rai, mentre per Sky questo dato scende a 53mila euro. Dallo fotografia dell’ufficio studi di Mediobanca si evince che la Rai è sempre in affanno, nonostante il canone che garantisce introiti per 1,6 miliardi di euro che vanno a sommarsi a circa un miliardo di ricavi pubblicitari. Il problema è che, alla fine, i conti vanno in rosso per 98 milioni. Eppure, a livello di margini operativi, le cose non andrebbero neppure male dato che, come nel 2009, anche il 2010 è superiore al 21% dei ricavi. Sui conti pesano però ammortamenti per diritti tv per oltre 500 milioni. Mediaset ne paga quasi il doppio, ma il suo Mol (margine operativo lordo) è molto più alto, pari al 45,9%. Sky invece riesce a guadagnare anche con un Mol ben più basso: il 12,6% dei ricavi avendo pochi diritti da ammortizzare. Il suo modello di business è poi meno esposto agli introiti pubblicitari che in periodi di crisi, come quello attuale, tende a contrarsi. E con 4,7 milioni di abbonati (al giugno 2010) può vantare la terza posizione in Europa tra le pay tv, dietro la consorella del gruppo Murdoch nel Regno unito, BSkyB (conta 9,2 milioni di abbonamenti), mentre in Francia Canal Plus ne annovera 5,3 milioni. Sky Italia, come già specificato, è anche quella che ha il costo del lavoro più basso, che incide solo per il 7,1% sul fatturato: 53mila euro all’anno per dipendente. La Rai è molto più generosa, con una media di 89mila euro annui per i suoi 11.460 dipendenti. Non che paghi molto di più di Mediaset, che ha un costo del lavoro pro-capite di 86mila euro, però il Biscione ha un organico che è la metà: così riesce a contenerne il peso al 12,7% del fatturato, mentre la Rai al capitale umano gira il 36,2% dei suoi ricavi. E dunque, in un mondo che cambia, se la Rai vuole riportare i conti in pareggio, dovrà tagliare proprio il costo del lavoro. Dal 2006 al 2010, infatti, l’emittente di Stato ha totalizzato 259 milioni di euro di perdite, erodendo le riserve di mezzi propri che sono passati da 792 a 531 milioni. Del resto la Rai fattura 2,9 miliardi, la stessa cifra di Sky che però ha un terzo dei dipendenti. Mentre Mediaset, che ha circa il 50% dei dipendenti meno della Rai, ha fatturato nel 2010 la cifra di 4,2 miliardi, incrementando del 52% i ricavi della pay per view che erano pari a 474 milioni.


Mediobanca, nello studio, ha fornito anche i dati di La7, l’emittente di Telecom Italia, che ha 744 dipendenti con un costo medio pari a 83mila euro ognuno, ma con ricavi medi per dipendente molto bassi, pari a 18mila euro. Ma basso è pure il fatturato, anche se in aumento: 256,7 milioni.

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