Antonella Aldrighetti
Medicina specialistica addio. Ci si appresta a tornare ai «rimedi casalinghi della nonna». Cè poco da girarci attorno, perché dopo quella che è stata già definita loperazione di sfoltimento indiscriminato dei posti letto ospedalieri, progettata dallAgenzia di sanità pubblica e stabilita per volontà della stessa giunta regionale, la «falce» ulivista passerà ad alleggerire singoli reparti distinti. Vale a dire che, nello specifico, si assisterà alla soppressione sommaria di letti destinati alla medicina specialistica.
Ecco qualche esempio: saranno da liquidare 1.141 letti di chirurgia generale, il 70 per cento di quelli attuali e circa il 50 per cento degli altri. Di cui 546 di ortopedia, 224 di endocrinologia, 230 di neurologia, 665 di ginecologia, 174 di pneumologia, 168 di malattie infettive e altrettanti di oncologia. Vero è che lassessore alla Sanità Augusto Battaglia sta puntando allincentivazione della medicina domiciliare in regime di assistenza e che il ministro Livia Turco ha già individuato nella medicina del cittadino in capo ai medici di base il secondo pilastro della sanità, ma sembra difficile «domiciliarizzare» tutti i servizi. Questa «domiciliarizzazione» potrebbe valere per una piccola porzione di malattie croniche e non per la diagnostica per immagini e chirurgia. Se si tocca il «capitolo liste dattesa» si troverà che i tagli dei posti letto genereranno code paurose per i pazienti in attesa di ricovero. Già, non potrebbe essere altrimenti se non che, ci sarebbe pure il toccasana per abbattere le liste dattesa: la degenza media per lassessore sarebbe intorno ai due giorni. Ottimismo o faciloneria? La seconda delle possibilità sembra più veritiera. Ed ecco il perché. «I dati sui tempi di ricovero, frutto di rilevazioni tecniche fornite dallAsp-Sio, per cui forniti dalla stessa agenzia regionale, danno come media indiscutibile una settimana di degenza. Non due giorni, se poi - precisa il segretario della Fials Confsal Gianni Romano - andiamo a esaminare patologie particolarissime come quelle di cui si necessita dellemergenza coronarica, dellunità spinale e della neuroriabilitazione, si arriva a un minimo di venti giorni fino a un massimo di sessanta. Non a caso lemergenza coronarica si sta dimostrando una necessità primaria per rispondere alle patologie emergenti: mi sembra insolito che lassessore non ne tenga conto».
Ma allora, alla luce di queste puntualizzazioni, che ruolo andrà a ricoprire la fitta rete di servizi attorno alla medicina di base che ottemperi ai fabbisogni di salute del cittadino? «Stando alle novità delle ultime settimane - taglia corto il sindacalista - questa rete è tanto intricata da sembrare un ginepraio di progetti e propositi senza coordinazione né organizzazione. A meno che il governatore Marrazzo non voglia dare ai cittadini la novella di voler acquistare prestigiose apparecchiature portatili per far eseguire gli esami diagnostici nel domicilio dei pazienti». Ebbene che rimane del «cantiere sanità», concetto tanto caro a Marrazzo? «La riduzione forzosa dei giorni di degenza previsti per le singole casistiche che è la via per giustificare il taglio dei posti letto», commenta a caldo il vicepresidente della commissione Sanità Stefano De Lillo (Fi).
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